
La clamorosa marcia indietro di Unicredit su Banco Bpm non archivierà il braccio di ferro in corso tra il governo italiano e la Commissione europea. Nonostante venga a mancare l’oggetto del decreto golden power (ovvero l’operazione Unicredit-Banco Bpm), l’interlocuzione con la Ue continuerà su entrambi i binari: vale a dire la procedura Eu Pilot, che potrebbe teoricamente portare a un’infrazione per l’Italia, e l’indagine della Dg Competition (guidata da Teresa Ribera, in foto ) su una presunta violazione dell’Articolo 21 della normativa europea sulle concentrazioni.
Nella giornata di ieri, un portavoce della Commissione Ue ha spiegato che Bruxelles sta ancora «valutando » la risposta dell’esecutivo italiano ai dubbi che aveva espresso nello scorso aprile in merito alla normativa italiana sullo stesso golden power e sta tuttora aspettando che Roma risponda al parere preliminare sul decreto adottato dall’Italia in relazione all’Ops. «Come sempre non commentiamo le decisioni individuali degli operatori di mercato», risponde il portavoce, confermando tuttavia che il 14 luglio scorso la Commissione Europea «ha inviato una lettera all’Italia, esprimendo il parere preliminare secondo cui il decreto adottato dalle autorità italiane in relazione all’acquisizione di Banco Bpm da parte di Unicredit potrebbe violare l’articolo 21 del regolamento Ue sulle concentrazioni, nonché altre disposizioni del diritto dell’Ue». La Commissione, ricorda, ha «concesso all’Italia un termine (l’8 agosto, ndr ) entro il quale presentare osservazioni scritte in merito alla compatibilità del decreto con tali disposizioni del diritto dell’Ue. Alla luce di tali osservazioni, la Commissione valuterà ulteriormente la questione e determinerà i successivi passi».
Dalla procedura Eu Pilot potrebbe nascere, come già accennato, una procedura d’infrazione che tuttavia prevede tempistiche lunghe.
Se, invece, la futura risposta dell’Italia sull’articolo 21 non dovesse essere sufficiente a dissipare i dubbi della Commissione, allora la Dg Comp avanzerebbe la richiesta a Roma di ritirare formalmente il decreto a pena di aprire una procedura d’infrazione, qualora si rifiutasse. Dovesse verificarsi un tale scenario, si aprirebbero le condizioni per un nuovo tentativo di Unicredit su Banco Bpm nel giro dei prossimi mesi.