Dietro il disgelo del Pacifico: il dialogo con Pechino e il ruolo di Usa e Australia

Il premier australiano ha incontrato il primo ministro cinese a Jakarta, affidando ai social un post che lascia presagire l'inizio di una distensione tra Australia e Cina, forse sollecitata dagli Stati Uniti

Dietro il disgelo del Pacifico: il dialogo con Pechino e il ruolo di Usa e Australia
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Il vertice malese dell'ASEAN si è rivelato uno degli eventi più importanti dell'anno in termini di impatto sulla politica e le relazioni internazionali. Jakarta, capitale del Sudest asiatico e capoluogo del mondo per un giorno, è stata la sede di importanti bilaterali informali che, a margine del summit annuale dell'ASEAN, hanno contribuito a favorire la distensione tra alcuni membri del blocco occidentale e di quello orientale, come Australia e Cina.

Canberra chiama Pechino

La periferica Australia ha assunto un'improvvisa centralità da quando la competizione strategica tra Stati Uniti e Cina è evoluta in guerra fredda, col governo dell'italodiscendente Anthony Albanese che si è ritrovato in mezzo al fuoco incrociato delle due superpotenze sin dal giorno dell'insediamento, avvenuto nel 2022.

A Jakarta, dopo mesi di tensioni commerciali intervellate da incidenti militari, come il quasi-confronto aereo tra velivoli cinesi e australiani avvenuto sui cieli del Mar Cinese Meridionale il 10 ottobre, Albanese e Li Qiang hanno trovato la location ideale per fare il punto delle relazioni bilaterali e (provare a) ripartire da zero.

Il post che Albanese ha scritto su X, l'ex Twitter, non lascia spazio a dubbi: "la relazione che l'Australia ha con la Cina è importante per la nostra economia, la nostra sicurezza e la stabilità della nostra regione". Nessun utilizzo di termini come disaccoppiamento, rivalità, competizione, che sono sempre più utilizzati dai leader occidentali per descrivere la loro relazione con Pechino. Per Albanese, anzi, "la Cina è il più grande partner commerciale dell'Australia e questo non cambierà".

I motivi del disgelo

Il governo Albanese ha fatto del disgelo con Pechino uno degli obiettivi della sua politica estera, riuscendo a porre fine alla mini-guerra commerciale sino-australiana cominciata durante la prima amministrazione Trump nel corso del 2023. Un bagno di realismo ha spinto Albanese a ridurre parole e azioni di natura confrontazionale, nonostante la tendenza in senso opposto nel resto del mondo occidentale e la crescente militarizzazione del Pacifico occidentale.

Nonostante il persistere di incidenti, come l'incontro ravvicinato tra le due aviazioni all'antevigilia del summit ASEAN, le relazioni bilaterali sono nel complesso migliorate, coi due governi che si sono incontrati due volte negli ultimi tre mesi: Albanese e Xi Jinping a Pechino lo scorso luglio, Albanese e Li a Jakarta questo mese.

Eloquentemente, Albanese e Li hanno persino parlato della questione terre rare a Jakarta, alla luce del recente accordo Trump-Albanese per sviluppare il comparto minerario australiano. A questo proposito, Albanese ha voluto rassicurare Li che il patto non è da leggere in funzione anti-cinese e che, anzi, le opportunità di collaborazione nel settore permangono.

Forse, a parte il pragmatismo di Albanese, che è cosciente di guidare una nazione culturalmente occidentale ma geograficamente pacifica, dietro il disgelo sino-australiano c'è dell'altro. O meglio: c'è qualcuno. Quel qualcuno potrebbe essere Donald Trump che, dopo nove mesi di aspra guerra commerciale e intensificazione della competizione tecnologica con Pechino, sembra ora intenzionato a distendere i rapporti. Certo: i rapporti Canberra-Pechino erano in progressivo miglioramento dal 2022, ma è stato l'inizio dell'era Trump ad accelerare la tendenza pregressa.

Tra Canberra e Pechino si respira aria di distensione, col rinnovato e ritrovato dialogo sui temi che contano, e questo si deve probabilmente al fatto che la stessa aria si respira tra Washington e Pechino.

Consapevoli che il loro confronto egemonico sta destabilizzando l'economia globale, oltre che la sicurezza (globale), potrebbero aver deciso di siglare un divorzio consensuale. Lasciando maggiori margini di manovra ad alleati, satelliti e indecisi.

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