Dopo l'arresto preventivo di Jair Bolsonaro, eseguito ieri mattina dalla polizia federale a Brasilia, la telenovela giudiziaria dell'ex presidente ha conosciuto sabato sera un nuovo clamoroso colpo di scena: la sua stessa confessione di aver tentato di manomettere il braccialetto elettronico con una saldatrice per ferro. Il video, diffuso dai principali media brasiliani, mostra Bolsonaro ammettere di aver «bruciato» il dispositivo «per curiosità» usando «una saldatrice per ferro». Le immagini sono diventate immediatamente virali, accompagnate da un rapporto dettagliato dell'amministrazione penitenziaria di Brasilia che ne ha confermato la dinamica.
Secondo l'ordine di arresto firmato dal giudice della Corte Suprema Alexandre de Moraes, la manomissione del braccialetto elettronico - che presenta segni di bruciatura lungo l'intera circonferenza - è uno dei motivi determinanti della custodia cautelare,
volta a prevenire un possibile tentativo di fuga. In un primo momento si era parlato di un urto contro una scala, ma la direttrice della polizia penitenziaria intervenuta nell'appartamento in cui Bolsonaro si trova ai domiciliari da agosto, Rita Gaio, ha smentito categoricamente: nessun segno compatibile con un impatto, solo evidenti tracce di fusione. A quel punto, con la voce impastata e tremolante, all'ex presidente non è rimasta che la confessione, filmata dagli agenti penitenziari.
La difesa, secondo indiscrezioni raccolte da O Globo, cercherà ora di sostenere che il gesto sia stato compiuto in uno stato di alterazione psicologica dovuto alla privazione di sonno o agli effetti collaterali di farmaci, e che non esistesse alcuna intenzione di fuga. Alcuni alleati dell'ex presidente hanno riferito che Bolsonaro temeva la presenza di microspie nel braccialetto. L'episodio, accaduto «nel pomeriggio di venerdì», secondo la sua stessa versione, ha spinto Moraes a disporre l'arresto e a chiedere alla difesa chiarimenti immediati sulle circostanze della manomissione, da fornire entro questa sera.
Trasferito nella sede centrale della polizia federale, Bolsonaro occupa da ieri una cella di 12 metri quadrati con bagno privato, letto, scrivania, frigobar, aria condizionata e assistenza medica continua, come stabilito dal magistrato in vista della decisione - attesa tra domani e
venerdì 28 novembre - sulla struttura definitiva in cui sconterà i 27 anni di condanna per il tentato colpo di Stato di settembre. Resta aperta l'ipotesi di un trasferimento nel carcere di Papuda, lo stesso in cui fu detenuto Cesare Battisti.
Dagli Stati Uniti, suo figlio, il senatore Eduardo Bolsonaro ha denunciato una «persecuzione politica», evocando la coltellata del 2018 e parlando di un tentativo di «completare ciò che l'attentatore non riuscì a fare». Sulla stessa linea il governatore di San Paolo, Tarcísio de Freitas, che ha definito la custodia cautelare «un attentato alla dignità umana», richiamando i problemi di salute dell'ex presidente, tra cui un tumore alla pelle e le conseguenze permanenti dell'accoltellamento di 7 anni fa. Lo stesso Donald Trump dalla Casa Bianca ha definito l'arresto «una pessima notizia» e ha promesso che presto ne parlerà con Lula.
Di tutt'altro segno la reazione dei sostenitori di Lula, che hanno festeggiato davanti alla sede della polizia federale
definendo la decisione «un momento storico». Arresto e confessione hanno finito per offuscare ulteriormente la Cop30 amazzonica, già ribattezzata «Flop30» dopo l'incendio dell'altroieri e i risultati deludenti del vertice.