La Casa Bianca? Per Trump un business da 3,4 miliardi

Tra criptovalute, operazioni immobiliari e parcelle la presidenza è un vero affare

La Casa Bianca? Per Trump un business da 3,4 miliardi
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Qual è il patrimonio di Donald Trump? Ha guadagnato o perso da quando è alla Casa Bianca? Domande sulle quali la stampa liberal si interroga spesso, anche a causa della poca trasparenza del tycoon che pur gridando alla trasparenza si è rifiutato di pubblicare la sua dichiarazione dei redditi come fatto dai suoi predecessori. I conti in tasca al presidente li ha fatti così il New Yorker, secondo cui lo sbarco a Washington è stato un affarone per l'imprenditore. L'inchiesta condotta da David D. Kirkpatrick è giunta alla conclusione che il conto complessivo dei profitti generati dalla sua presidenza ammonterebbe a circa 3,4 miliardi di dollari. Una cifra che non viene da stipendi o pensioni pubbliche, ma da un mosaico di iniziative commerciali, contratti e donazioni che, senza il ruolo presidenziale, avrebbero avuto ben minori dimensioni.

La parte più vistosa della torta arriva dal mondo digitale: la vendita e la promozione di criptovalute e memecoin a marchio Trump hanno portato nelle casse della famiglia circa 2,37 miliardi di dollari. Poi ci sono i luoghi fisici del potere: Mar-a-Lago, il resort in Florida, ha incassato circa 125 milioni di dollari in più rispetto ai tempi pre-presidenziali. Le tariffe di iscrizione e soggiorno sono salite, e con esse la voglia di clienti rampanti di sedere ai tavoli giusti.

Sul fronte internazionale, le relazioni con il Golfo Persico hanno fruttato operazioni immobiliari e di licensing per centinaia di milioni. Tra i colpi di scena, un jet privato regalato dal Qatar e il cui valore è stato stimato in 150 milioni di dollari. Non un dettaglio secondario in un contesto in cui il confine tra diplomazia e business si fa sottile. Neanche le spese legali sono rimaste fuori da questa economia parallela: i PAC (Political Action Committees) legati a Trump hanno coperto oltre 127 milioni di dollari in parcelle, approfittando di una scappatoia che consente di usare fondi elettorali anche per cause personali, incluse quelle legate a inchieste e processi.

Il quadro che emerge è quello di un presidente-imprenditore che fa del suo mandato una leva per accrescere il patrimonio familiare. L'inchiesta di Kirkpatrick, basata su documenti, bilanci e fonti dirette, non entra nel merito della legalità di ogni operazione, ma sottolinea come la fusione fra potere politico e interesse privato ponga questioni di etica pubblica difficili da ignorare.

Trump respinge ogni accusa e si presenta come un uomo che ha saputo «fare bene» per sé e per il Paese. Ma i numeri, questa volta, raccontano di un presidente che ha trasformato la carica più alta degli Stati Uniti in un vero business.

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