
Gli Stati Uniti potenziano la loro presenza militare in Medio Oriente. Una mossa che il Pentagono ritiene necessaria per rispondere all’aggravarsi del conflitto tra Israele e Iran e all’escalation di attacchi in corso tra i due nemici storici. Obiettivo: proteggere l’alleato e le truppe Usa stanziate nella regione. È in questo contesto altamente imprevedibile che Washington ha deciso dunque di inviare nell’area la portaerei USS Nimitz, partita questa mattina dal Mar Cinese Meridionale dopo aver annullato lo scalo previsto a Danang, in Vietnam.
Stando a quanto indicato dall’ambasciata statunitense ad Hanoi, una “necessità operativa urgente” ha reso necessaria la cancellazione della tappa vietnamita della portaerei, prevista per il 20 giugno. La Uss Nimitz ha di recente svolto operazioni di sicurezza marittima nell’Indo-Pacifico, uno scacchiere in cui l'amministrazione Trump sta cercando di concentrare l’attenzione nel timore che la Cina possa compiere qualche azione spregiudicata nei confronti di Taiwan.
Lo schieramento della USS Nimitz raddoppierà la presenza di portaerei americane nella regione mediorientale. La USS Carl Vinson è già posizionata nel Mar Arabico mentre una terza unità, la USS George Wahington ha lasciato il Giappone e sarebbe in attesa di ordini da parte di Washington. La Marina degli States può contare poi sul cacciatorpediniere USS Thomas Hudner che incrocia nelle acque del Mediterraneo orientale: proprio questa unità, assieme ad altri sistemi di difesa aerea Usa, avrebbe aiutato Tel Aviv ad intercettare i missili balistici lanciati dall’Iran.
Inoltre, mentre la guerra tra Israele e Teheran distoglie Washington dal suo focus nel Pacifico, oltre una trentina di aerei cisterna per il rifornimento in volo dell’Aeronautica militare Usa sono decollati da basi americane in direzione est, verso l’Atlantico. Lo scopo esatto della loro missione non è stato ancora confermato dal Pentagono e non è chiaro se sia collegato all’operazione Rising Lion lanciata dall’Idf. Funzionari statunitensi hanno affermato che i velivoli in questione dovrebbero partecipare ad un'esercitazione Nato programmata in Europa. Il dipartimento di Stato avrebbe persino dato mandato ai suoi diplomatici di rassicurare le autorità dei Paesi in cui atterreranno gli aerei cisterna del fatto che gli Stati Uniti non stanno fornendo sostegno ai jet dello Stato ebraico. Una linea volta a ribadire che il supporto a Tel Aviv è limitato a misure difensive.
"I politici americani sono parte di questo atto di aggressione", ha tuonato oggi il portavoce del ministero degli Esteri del regime degli ayatollah, Esmaeil Baqaei, che nel corso di una conferenza stampa ha accusato gli Usa di aver fornito ad Israele armi usate nei raid dell'Idf. Il coinvolgimento di Washington, ha proseguito Baqaei, "ha praticamente" reso inutili i negoziati con la Repubblica Islamica. "Non siamo coinvolti in attacchi contro l'Iran", ha replicato il segretario di Stato Marco Rubio, il quale ha sottolineato che "la nostra massima priorità è proteggere le forze americane nella regione".
Nelle scorse ore sono però trapelate informazioni su un sostegno ben più attivo fornito agli israeliani dalla Casa Bianca, a partire dallo stesso presidente Trump. Tra questi, la modifica di jet F-35 e la consegna a Tel Aviv di circa 300 missili di precisione aria-terra Hellfire usati da Israele per colpire obiettivi in territorio iraniano.