
La ricchezza di una nazione non dipende necessariamente dall'abbondanza di risorse naturali, ma da come vengono gestite le istituzioni, l'economia e la società nel suo complesso. Così la pensava Margaret Thatcher, la prima donna eletta primo ministro del Regno Unito. Una lezione sulla Russia e più in generale sul rapporto tra economia e politica.
In un discorso risalente agli anni Novanta, la Thatcher spiegava: “I Paesi non sono ricchi in proporzione alle loro risorse naturali. Se fosse così, la Russia ora sarebbe il Paese più ricco al mondo. L’Angola sarebbe molto ricca e ci sono tanti altri Paesi che hanno molte risorse naturali ma non hanno avuto un’economia aziendale per sviluppare quelle risorse”.
Poi, soffermandosi su Mosca: “La Russia ha tutto: petrolio, gas, diamanti platino, oro, argento, legno, un terreno meraviglioso. Ma è stata povera”. E ancora: “Ma guardate dall’altra parte. Il Giappone non ha risorse naturali, la Svizzera non ha risorse naturali, Taiwan non ha risorse naturali. È il sistema politico che valorizza l’impresa delle persone e gli fornisce il quadro entro quale operare, che si occuperà della povertà”.
In altri termini, non basta avere petrolio, gas, oro, o terre fertili per essere ricchi. Alcuni Paesi, nonostante le risorse naturali abbondanti, possono restare poveri – basti pensare a diverse aree del continente africano - o comunque lo sono stati. Allo stesso tempo, la mancanza di risorse naturali non rappresenta una condanna alla povertà: emblematici i casi di Giappone e Svizzera, citati dalla Thatcher, tra i Paesi più prosperi al mondo.
Il
mercato, la solidità delle istituzioni, ma anche l’imprenditorialità: questi sono alcuni degli elementi che riescono a creare ricchezza vera e duratura, secondo il Thatcher-pensiero. Una testimonianza più attuale che mai.