Politica estera

"Impiccheremo chi protesta". L'Iran inasprisce la repressione

Il capo della magistratura iraniana ha promesso tolleranza zero contro gli organizzatori delle proteste, ieri quattro persone condannate a morte sono state giustiziate

"Impiccheremo chi protesta". L'Iran inasprisce la repressione

Chi si aspettava una svolta “moderata” da parte di Teheran nella gestione delle proteste in corso in Iran è destinato a rimanere deluso. Se infatti ieri è stato annunciato lo scioglimento della polizia morale, oggi invece il capo della magistratura, Gholamhossein Mohseni Ejei, ha dichiarato senza mezzi termini che da ora in avanti saranno eseguite tutte le condanne a morte decretate nelle ultime settimane.

“Impiccheremo i condannati”

La magistratura sta avendo negli ultimi giorni un ruolo essenziale. I togati, come prevedibile, hanno scelto di stare dalla parte delle istituzioni politiche della Repubblica Islamica. E, in questo contesto, il loro aiuto si sta rivelando fondamentale.

Il ritmo dei processi con cui si stanno giudicando tutti coloro che sono accusati di aver avuto un ruolo nelle proteste, in corso da oramai tre mesi a seguito della morte di Mahsa Amini, è in costante aumento. Ogni giorno si ha notizia di condanne per reati che possono riguardare anche “guerra contro Dio” e “corruzione sulla terra”.

Ieri il procuratore generale Mohammad Jafar Montazeri ha annunciato una svolta che sembrava andare in un'altra direzione, ossia l'abolizione della famigerata polizia morale. Ma non per una concessione ai manifestanti. Anzi, il segnale è stato esattamente opposto. "La polizia morale - ha dichiarato - non ha niente a che fare con la magistratura ed è stata abolita da chi l'ha creata". Dunque, tolti di mezzo gli agenti designati a vigilare sul rispetto delle norme morali, adesso i magistrati possono aspirare a gestire "in proprio" la situazione.

E in effetti il discorso di Ejei, pronunciato durante un incontro con il consiglio superiore della magistratura, non ha lasciato molto spazio a interpretazioni. “Le condanne alla pena capitale – ha dichiarato – comminate nei confronti di coloro che sono stati coinvolti nelle proteste sono state confermate e saranno presto eseguite”.

I rivoltosi – ha proseguito nel discorso ripreso dall'agenzia iraniana Mehr – stanno minacciando i negozianti di chiudere le loro attività. Ho ordinato alle procure di tutto il Paese di chiedere alle forze dell'ordine l'identificazione e l'arresto di "elementi" che minacciano i cittadini e le loro attività”. Il riferimento è allo sciopero generale proclamato da alcuni gruppi di manifestanti.

Una serrata che sta coinvolgendo da oggi, e fino almeno al prossimo 7 dicembre, commercianti e negozianti in tutto il Paese. Secondo i manifestanti lo sciopero sta avendo successo, per la magistratura invece si tratta di chiusure delle attività figlie di minacce e provocazioni da parte dei “rivoltosi”. Da qui l'annuncio di un'accelerazione delle esecuzioni delle condanne, specialmente per chi è stato riconosciuto colpevole di aver partecipato alle manifestazioni o, peggio ancora, di esserne tra gli organizzatori.

Condanne a morte già eseguite

Domenica, come riferito da alcuni media iraniani, almeno quattro persone sono state impiccate. Si trattava di soggetti ritenuti colpevoli di essere al soldo dei servizi segreti israeliani. Le loro condanne sono state pronunciate dai magistrati a maggio e poi confermate in cassazione il 30 novembre scorso. Non si è trattato quindi di persone implicate nelle proteste, ma le esecuzioni hanno indubbiamente voluto lanciare un chiaro messaggio: la magistratura iraniana adesso fa sul serio.

Non a caso ai magistrati sono arrivati i complimenti da parte di alcuni generali delle Guardie della Rivoluzione.

"La sicurezza, l'intelligence, le forze dell'ordine e le forze Basij del Paese – si legge in una dichiarazione riportata su AgenziaNova – non esiteranno a infliggere un duro colpo a rivoltosi, teppisti e terroristi mercenari assoldati dal nemico”.

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