L'Occidente visto da Putin e Xi

La civiltà occidentale per loro è fatta solo di numeri, non esistono modelli sociali, economici, culturali, stili di vita

L'Occidente visto da Putin e Xi
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La strategia di Donald Trump punta a dividere la Russia dalla Cina, il vero obiettivo del tycoon è il Dragone: quante volte abbiamo sentito esporre dagli esponenti dell'amministrazione di Washington e dagli alleati più solerti questa dottrina. Era diventata quasi un mantra sia per chi era al corrente delle segrete cose della Casa Bianca, sia per il popolino che ne parla al bar. Ebbene, Xi Jinping il 9 maggio presenzierà accanto a Vladimir Putin alla parata sulla Piazza Rossa per l'anniversario della vittoria sovietica sulla Germania nazista. Un drappello dell'esercito cinese che parteciperà all'evento insieme all'esercito russo già sta provando la marcia. Erano dieci anni che il numero uno cinese non si faceva vedere all'evento. Per cui si può dire a ragion veduta che le aperture di The Donald allo Zar e la guerra sui dazi con l'Imperatore cinese non hanno sortito alcun effetto. Se l'obiettivo era quello il risultato è stato un fallimento.

Ciò che è avvenuto dimostra ancora una volta che il legame tra gli autocrati è più forte di qualsiasi lusinga esterna. Hanno gli stessi valori, pardon disvalori. O meglio gli stessi interessi perché quei regimi possono sopravvivere solo in quella parte del mondo. In Occidente, almeno nell'Occidente di oggi, non avrebbero chance. Un personaggio come Putin non potrebbe governare l'Inghilterra, né tantomeno Xi gli Stati Uniti. Ecco perché gli autocrati di ogni latitudine andranno a braccetto, sempre e comunque, con un altro regime autoritario. Con le dovute differenze dettate dal momento, alla fine dei giochi si sorreggeranno a vicenda. Sono i primi a sapere che sono incompatibili con quelli che sono i valori - qui l'espressione è appropriata - occidentali, li rifiutano, li rigettano perché la democrazia di cui sono portatori ne metterebbe in discussione l'esistenza.

L'assurdo e il paradosso di questi strani giorni è che dell'incompatibilità con i valori delle democrazie occidentali ne hanno più contezza Putin e Xi che non i nostri alleati al di là dell'Atlantico. Loro li conoscono a memoria, mentre i nuovi governanti di Washington non li citano mai. Il nuovo corso della Casa Bianca riduce tutto a numeri, non usa neppure il sistema numerico binario dei computer - troppo sofisticato - ma l'aritmetica del pallottoliere. Guarda se Zelensky ha le carte e poi cala la sua sentenza sull'Ucraina. Esamina le crude cifre dell'import ed export, dimenticando tutto il resto dell'economia globale, e cala la mannaia dei dazi.

La civiltà occidentale per loro è fatta solo di numeri, non esistono modelli sociali, economici, culturali, stili di vita. Non sono neppure liberisti perché anche il capitalismo più bieco ha dei valori su cui non transige. Valori che Putin e Xi conoscono e rifuggono perché ne hanno timore, ma che a quanto pare The Donald ignora. O meglio non gli assegna l'importanza che dovrebbe, fa spallucce, per lui non sono quelli che contano. Messa così capisci perché teorizza un'impossibile equidistanza tra l'Ucraina aggredita e la Russia che aggredisce. Comprendi il suo fastidio per la Nato e la sua diffidenza verso l'Europa. Dai un senso alla sua stravagante politica dei dazi a 360 gradi. Ovviamente quando parlo dei valori che fanno l'Occidente, parlo di quelli liberali, democratici, non certo della cultura woke che è un' ideologia, un altro estremo come il trumpismo: solo che mentre il trumpismo ignora i valori dell'Occidente, la cultura woke li mina.

Il dramma a guardar i presenti sulla piazza Rossa è che mentre le autocrazie con i loro disvalori si tutelano, si uniscono, si spalleggiano un Occidente sempre più piccolo nel mondo globale si divide e si frantuma. Non si riconosce più.

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