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Machado, fuga per il Nobel. Blitz Usa su una petroliera

La leader anti-Maduro a Curaçao e poi in Europa. Trump fa sequestrare una nave di Caracas: "Altro succederà"

Machado, fuga per il Nobel. Blitz Usa su una petroliera
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María Corina Machado non è arrivata in tempo sul palco del Nobel per la Pace ieri a Oslo, ma il suo viaggio rivelato dal Wall Street Journal dice più di qualsiasi discorso. La leader dell'opposizione venezuelana è salpata dalla costa del Venezuela su una barca diretta a Curaçao, prima tappa della sua fuga verso l'Europa, dopo oltre un anno trascorso in clandestinità per evitare l'arresto. Una scena da romanzo d'avventura, perfettamente coerente con ciò che significa oggi opporsi alla dittatura, ipocrita e sanguinaria di Nicolás Maduro.

La sua suite al Grand Hotel di Oslo la celebre «Nobel Suite», riservata ai vincitori del premio è rimasta dunque vuota. Medaglia e diploma sono stati ritirati da sua figlia Ana Corina, che dal palco, davanti a una platea in cui sedevano il presidente argentino Javier Milei e i suoi omologhi di Paraguay, Panama ed Ecuador Santiago Peña, José Raúl Mulino e Daniel Noboa ha ricordato che «per avere la democrazia dobbiamo essere pronti a lottare per la libertà».

Secondo il Comitato del Nobel, María Corina come la chiamano in patria sarebbe dovuta arrivare ieri sera o, al più tardi, oggi a Oslo, dove potrà finalmente riabbracciare i suoi tre figli, all'estero da anni per ragioni di sicurezza. Ma al momento di andare in stampa nessuno sapeva con precisione dove si trovasse, né quale rotta avesse scelto per evitare controlli, frontiere e gli apparati di intelligence fedeli al regime chavista. Fonti norvegesi parlano di una «missione ad altissimo rischio» eppure, anche senza salire sul palco, l'impatto politico per Caracas è stato devastante. Solo pochi giorni fa il procuratore generale aveva avvertito che Machado sarebbe stata considerata una «fuggitiva» se avesse lasciato il Paese. Ora Maduro deve fare i conti con un fatto impossibile da nascondere, ovvero che la donna più perseguitata del Venezuela è riuscita non solo a eludere la repressione, ma a imporsi sul palcoscenico internazionale più prestigioso al mondo.

L'assenza della vincitrice non ha affievolito la carica politica della cerimonia di ieri. Anzi. Sua figlia, leggendo il discorso preparato da María Corina, ha denunciato «terrorismo di Stato, torture e sparizioni forzate», invitando la comunità internazionale a non distogliere lo sguardo dal dramma venezuelano. Il presidente del Comitato del Nobel, Jorgen Watne Frydnes, ha esortato Maduro ad «accettare la sconfitta elettorale» del 2024 e a lasciare il potere: un appello senza precedenti nella storia recente del premio. Resta ora la domanda cruciale, ovvero dopo la fuga per il Nobel, Machado tornerà in Venezuela? Il rischio di un suo arresto al rientro è altissimo, eppure lei ha ribadito che il suo obiettivo è vivere in un Paese libero. Un impegno confermato anche dalla figlia, che ieri ha assicurato: «non resterà in esilio, tornerà molto presto».

Intanto alza e allarga il tiro Donald Trump nel pressing per deporre Maduro. Il presidente Usa ieri infatti ha annunciato che gli Usa avevano «appena sequestrato una petroliera al largo della costa del Venezuela, una grande petroliera, molto grande, la più grande mai sequestrata, in realtà».

«È stata sequestrata per ottime ragioni» ha aggiunto il tycoon, affermando che gli Stati Uniti intendono trattenere il carico anche se non ha fornito dettagli sulla nave, sul suo proprietario o sulla sua destinazione.

«Stanno accadendo altre cose» ha concluso quindi sibillino Trump, senza però aggiungere ulteriori elementi sulla vicenda e assicurando che ne parlerà più avanti.

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