Da settimane la narrazione del Cremlino ripeta alla nausea che la telefonata tra Lavrov e Rubio è andata benissimo, che le relazioni tra Russia e Stati Uniti siano ottime e che il faccia a faccia tra Trump e Putin sarebbe stato organizzato a brevissimo, solo questione di dettagli tecnici. Tutte balle. Ancora una volta la differenza tra quanto esce da Cremlino e la realtà dei fatti è enorme. Secondo fonti della Casa Bianca riportate dal Financial Times, il vertice sarebbe stato annullato da Washington a causa delle eccessive pretese di Mosca e dopo una telefonata di fuoco tra Rubio e Lavrov. E non a caso, sarebbe stato proprio lo stesso segretario di Stato americano a far cambiare linea a Trump, portandolo a inasprire le sanzioni contro Mosca con la fornitura di missili Tomahawk a Kiev che resta in agenda. Smontando la propaganda, quindi, tutto torna.
Niente vertice a Budapest, anche se i leader di Russia e stati Uniti avevano concordato di vedersi in Ungheria per cercare di chiudere il conflitto. Il motivo è nel memorandum che Mosca ha inviato a Washington per ribadire le richieste-pretese di Putin. Tra queste, la drastica riduzione delle forze armate ucraine, la garanzia che Kiev non sarebbe mai entrata nella Nato e, naturalmente, l'ottenere tutti i territori desiderati, anche quelli solo parzialmente occupati. Richieste-pretese confermate nel colloquio telefonico tra Lavrov e Rubio, al termine del quale il segretario di stato ha spiegato a Trump che il Cremlino non ha nessuna reale volontà di negoziare. E infatti, di lì a poco, dopo mesi di aperture di credito, la Casa Bianca ha deciso di infliggere dure sanzioni a Mosca, in particolare per quanto riguarda il vitale settore petrolifero. Di contro, lo Zar ha annunciato in pompa magna test per nuove e potentissime armi per continuare nella strategia della minaccia all'Occidente, ora che l'isolamento si fa sempre più evidente. Ma non è tutto: Secondo la Cnn il Pentagono avrebbe dato l'ok alla fornitura di missili Tomahawk all'Ucraina, lasciando però l'ultima parola al presidente Trump. Nega la tensioni il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, confermando che nella narrazione che tutto è andato benissimo. Nonostante i fatti lo smentiscano in pieno.
Mentre i raid russi non si ferma, ieri due morti
è sette feriti a Kherson dove è stato colpito un mercato, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha comunicato che l'impatto delle sanzioni sul petrolio sarà di 50 miliardi di dollari nel 2026. «È fondamentale che i partner adottino nelle loro giurisdizioni le misure già in vigore. Aumentare queste perdite russe è del tutto possibile», ha spiegato. Zelensky ha anche assicurato che l'accerchiamento delle truppe ucraine a Pokrovsk, nel Donetsk, dove infuriano i combattimenti, è una fake news della Russia. «I nostri combattenti non sono circondati, la situazione è difficile, ma sotto controllo».
In attesa dei possibili Tomahawk, il leader ucraino ha anche annunciato che le sue Forze armate stanno preparando nuovi attacchi a lungo raggio contro obiettivi prioritari in Russia: «Abbiamo identificato gli obiettivi prioritari per le nostre sanzioni a lungo raggio», ha detto. Secondo fonti ucraine, gli attacchi alle fonti energetiche russe stanno avendo un impatto devastante per la Russia. Ma, evidentemente, non sufficienti per portare Mosca a un reale tavolo di trattativa.