Politica estera

"La situazione è spaventosa, abbiamo paura". Le voci dall'inferno di Aleppo

Il racconto da Aleppo: "La gente è in strada e la terra continua a tremare. Attenzione perché può arrivare un terremoto peggiore"

"La situazione è spaventosa, abbiamo paura". Le voci dall'inferno di Aleppo

"Sono in macchina, ho avuto una grande paura". Quando ci scrive Nour, capelli corvini e labbra melograno, si trova ad Aleppo, chiusa in macchina. Ci manda una foto per mostrarci qual è la situazione in tempo reale e, quasi scusandosi, dice: "Purtroppo si vede poco perché piove". Le goccioline di pioggia sono fisse sul vetro e permettono di intravedere solo alberi spogli e palazzi, con mattoni a vista, alti cinque piani.

Il terremoto che questa notte alle 4.15 ha scosso Turchia e Siria continua a non dare tregua: "La gente ora è in strada e la terra trema. Gli edifici crollano e sembrano frantumarsi. E c'è il rischio che sia così per diversi giorni", ci dice la ragazza quasi trentenne. Le immagini che arrivano dalla seconda città siriana sono terrificanti. La gente in strada, spesso donne che tengono in braccio i bambini, si guardano attorno cercando un luogo dove rifugiarsi, ma ecco che i palazzi che hanno attorno cominciano a sgretolarsi e a riempire le strade di un'intensa nube grigia come quando venivano centrati dai missili.

"Attualmente ci sono molte persone sotto le macerie - continua Nour - la situazione è spaventosa e abbiamo paura". La mattina, poco dopo il terremoto, Aleppo pare esser stata tagliata fuori dal resto del mondo, spiega la ragazza: "Le reti di comunicazione sono pessime e le strade sono affollate. Gli edifici maggiormente colpiti sono quelli residenziali e ci sono molte vittime". Tra queste c'è anche padre Imad Daher, sacerdote della chiesa greco-melkita nella parrocchia della Vergine Maria di Aleppo.

Ma non solo. Secondo quanto riferisce la Fondazione di diritto pontificio Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs), ci sarebbero feriti a Latakia e ad Hama. "Seri danni strutturali ad alcuni edifici come la cattedrale siro-ortodossa di San Giorgio, ad Aleppo, la chiesa francescana a Latakia, nonché danni minori al Centro della Speranza sostenuto da Acs, sempre ad Aleppo".

Da Homs, l'arcivescovo Jean Abdo Arbach racconta che i 30 secondi del sisma "hanno cambiato completamente la vita di migliaia di persone. Speriamo che il terremoto apra i cuori delle comunità internazionali e di tutti i leader mondiali, affinché aiutino la Siria e non dimentichino le persone che soffrono. La popolazione è in uno stato di assoluta disperazione e angoscia. Ci sono persone che vagano per le strade, non sanno dove andare, e cercano disperatamente familiari e amici. Molte persone sono morte o sono disperse".

Aleppo è stata una delle città più tormentate della guerra in Siria, oggi finita nel dimenticatoio. I gruppi qaedisti l'avevano assaltata nell'estate del 2012. Erano calati sulla città, arrivando quasi a controllarne il centro in pochi giorni. I soldati di Bashar al Assad, dopo aspri combattimenti, li avevano relegati nella parte orientale che hanno continuato a controllare fino al dicembre del 2016. Nour ricorda così quei momenti: "Ho passato anni tra bombe, interruzioni dell'elettricità e dell'acqua. E soprattutto ho passato tanti anni vivendo nella paura. Ho passato un periodo molto difficile, ma ad Aleppo anche queste difficoltà sono belle. Perché accadono ad Aleppo. E sai cos'è Aleppo? È una città che non muore mai".

Anche oggi, che la morte è piombata così violentemente su questa città, Aleppo pare non voler morire. È stata ferita per l'ennesima volta. I suoi abitanti sono tornati a vedere in volto la donna vestita di nero. Ma la città è ancora in piedi. Malconcia, ma in piedi.

Grazie a Dio.

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