Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan si sono sentiti telefonicamente, a poco più di una settimana dall'ultima chiamata biltarale, in una chiamata in cui il presidente russo ha denunciato all'omologo turco l'aumento del flusso di armi occidentali all'Ucraina. La telefonata è arrivata a poche ore di distanza dal comunicato del governo turco con cui Ankara ha negato l'invio di bombe a grappolo all'Ucraina, che secondo quanto ha riportato la prestigiosa rivista americana Foreign Policy sarebbe iniziato lo scorso novembre. Putin, secondo quanto riportano i media russi, avrebbe accreditato anche all'invio di armi dall'Occidente la causa dell'irrigidimento politico di Kiev.
Secco, in tal senso, il commento dell'agenzia di Stato russa Ria Novosti, per la quale Putin ha definito come "linea distruttiva" l'atteggiamento politico del governo di Kiev dopo l'invasione russa del 24 febbraio scorso. Per Putin l'Ucraina "ha fatto affidamento sull'intensificazione delle ostilità con il sostegno di sponsor occidentali, aumentando il volume di armi e attrezzature militari trasferite dai Paesi Nato".
La Turchia è da tempo ritenuta da Putin la nazione che più di tutte potrebbe mediare nel conflitto tra quelle aderenti, formalmente o sostanzialmente, al campo atlantico. Istanbul è la "capitale" della diplomazia da diversi mesi e nella telefonata Erdogan ha sottolineato la sua volontà di promuovere nuovi scambi di prigionieri e l'implementazione totale degli accordi sul grano.
La rassicurazione di Erdogan a Putin sulle bombe a grappolo ha chiuso un caso diplomatico che a detta di molti osservatori era parso come potenzialmente in grado di minare la distensione russo-turca, oggi rilanciata da Putin e Erdogan con discussioni che non riguardano esclusivamente l'Ucraina. La coppia di presidenti ha discusso anche del progetto di un hub gasiero in Turchia per l'oro blu russo attraverso il potenziamento di TurkStream. E hanno anche avuto modo di confrontarsi sulla possibile normalizzazione delle relazioni diplomatiche della Turchia con la Siria di Bashar al-Assad a dodici anni dall'inizio dei tentativi di Ankara di rovesciare il Rais siriano alleato di Putin. In Siria tra il 2015 e il 2016 Putin e Erdogan sono arrivati a un passo dallo scontro frontale in più occasioni, oggi invece dialogano sul campo per una distensione a tutto campo.
Nella stessa giornata, il Sultano turco ha rilanciato la sua posizione diplomatica di mediatore tra campi anche sul fronte della Nato, dichiarando che l'estradizione in Turchia dei terroristi che hanno ricevuto asilo in Svezia e Finlandia è una condizione irrinunciabile per Ankara affinché la capitale turca dare il semaforo verde all'allargamento della Nato ai due Paesi scandinavi.
"Abbiamo fatto presente alla Svezia che il nostro parlamento non ratificherà l'ingresso nella Nato fino a quando non ci saranno consegnati circa 130 terroristi, come stabilito dall'accordo in vigore", ha dichiarato Erdogan. Sempre pronto a rilanciare su ogni tavolo. Centrale, e riconosciuto come tale, da campi tra di loro in una "nuova Guerra Fredda" come la Nato e la Russia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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