Politica estera

Le truffe, l’11 settembre e l’Olocausto: chi è George Santos, il deputato Usa col vizio della bugia

Accusato di aver mentito sul suo curriculum e sulla sua famiglia. I democratici vogliono le dimissioni, ma lo Speaker McCarthy lo difende. Negli Usa scoppia il caso di George Santos

Le truffe, l’11 settembre e l’Olocausto: chi è George Santos, il deputato Usa col vizio della bugia
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C’è un nuovo re dei bugiardi a Washington e il suo nome è George Santos. Il deputato repubblicano dello Stato di New York, esordiente al Congresso, si è subito reso protagonista della vita politica americana, ancor prima di insediarsi, per via di una lunghissima serie di bugie e falsità sul suo conto, dall’istruzione al lavoro, passando per la famiglia e addirittura l'Ucraina. La prima testata a segnalare le discrepanze sul parlamentare è stata il New York Times con un articolo pubblicato il 19 dicembre 2022, dal titolo “Chi è il neoeletto deputato George Santos? Il suo curriculum potrebbe essere tutta una fantasia”.

Dopo una campagna elettorale incentrata sulle sue origini brasiliane (è un fan dell'ex presidente Jair Bolsonaro e amico del figlio Eduardo) e sulla sua omosessualità, motivi d’orgoglio, Santos ha dichiarato sul suo sito di aver lavorato come broker per Goldman Sachs e Citigroup. Il Nyt ha fatto le sue indagini, scoprendo che nei registri delle banche statunitensi non figura alcun George Santos. Non solo: il Baruch College, l’università dove il 34enne di Long Island sostiene di essersi laureato, ha comunicato di non aver mai avuto una persona con quel nome tra i suoi studenti. Da lì in poi, per Santos, uno stillicidio. La New York University ha smentito una biografia di George Santos in cui si affermava che il politico repubblicano avesse ottenuto un Master in Business and Administration. Incalzato, Santos ha dovuto ammettere al New York Post che non si è mai laureato in nessun ateneo.

Gli affari e la famiglia di George Santos

“George è un uomo d'affari, finanziere e investitore di grande esperienza, con un'ampia attività nella circolazione di capitali, nel settore immobiliare, nei mercati, nelle biotecnologie e nelle fusioni e acquisizioni. Ha esperienza nel mondo degli affari e ora porterà la stessa grinta a Washington per portare a casa risultati per il terzo distretto congressuale di New York”, si legge nella bio pubblicata sul portale del National Republican Congressional Committee. Ma le menzogne più gravi riguardano la sua famiglia.

Durante la campagna elettorale, Santos ha millantato in un podcast che i suoi parenti sarebbero sopravvissuti all’Olocausto, scappando dalle persecuzioni naziste della Seconda guerra mondiale. I parenti materni, ha sottolineato Santos, erano di discendenza ucraina. Tutte affermazioni prive di qualsivoglia riscontro, confutate anche dagli esperti. “Non esiste traccia di alcuna eredità ebraica e/o ucraina e non ci sono prove che i nomi siano stati cambiati nel tempo", ha detto alla CNN la genealogista Megan Smolenyak.

In effetti, Santos è uno dei cognomi più diffusi in Brasile. Ma il parlamentare Gop ha già “usato" sua madre per inventarsi storie assurde e surreali. In un tweet pubblicato il 13 luglio 2021, Santos scrive: “L’11 settembre ha causato la morte di mia madre”. Ma il repubblicano si contraddirà pochi mesi dopo, ricordando sui suoi canali social il quinto anniversario della scomparsa della madre, avvenuta dopo una battaglia con il cancro. Secondo Santos, la malattia sarebbe stata provocata dai fumi tossici respirati l’11 settembre 2001, nel giorno dell’attentato alle Torri Gemelle. Neppure quest’affermazione parrebbe vera: rivela Nbc News che sua madre lavorava come infermiera in Brasile ed era disoccupata dal 1994. La sua presenza al World Trade Center 22 anni fa non è mai stata confermata.

Nella sua attività economica, invece, Santos sostiene di aver curato patrimoni e titoli miliardari mentre era impiegato in Florida per un’azienda denominata Harbor City Capital, vantandosi di incassare commissioni fino al 26%. Nel 2021, tuttavia, il governo federale ha congelato tutti i beni della società, accusata di aver architettato uno schema Ponzi che le avrebbe permesso di concludere truffe del valore di 17 milioni di dollari. Subodorando un pericoloso epilogo, Santos si è messo in proprio con la sua impresa, Devolder, che secondo i report finanziari gli avrebbe fruttato svariati milioni.

L’ombra del mistero aleggia anche sul suo decantato matrimonio: nel registro ufficiale dello Stato di New York non compare nulla, a eccezione di un divorzio avvenuto nel 2019. Inoltre, nel giorno del suo giuramento alla Camera dei Rappresentanti, non indossava nessuna fede al dito. Malizia a parte, gli scandali sono incommensurabili.

L'ipotesi (per ora tramontata) delle dimissioni

I democratici, incapaci di spiegare come sia stato possibile perdere quel seggio in precedenza occupato da Tom Suozzi, hanno presentato un reclamo alla commissione etica della Camera, presieduta dai repubblicani. E a proposito di commissioni, Santos siederà non in una, ma in ben due di queste: quella per le piccole imprese e quella sulla scienza e la tecnologia.

Interrogato sul caso di Santos, lo speaker Kevin McCarthy ha eluso tutte le domande scomode e controverse sul suo collega, evitando di esporsi sulle crescenti richieste di dimissioni del deputato newyorkese provenienti persino da destra, come dimostrano la lettera dei congressisti D’Esposito, Langworthy, LaLota, Williams, Lawler, Mace e Miller e il comunicato al vetriolo del Nassau Republican Party, la sezione di Long Island del Partito Repubblicano. Per non farsi mancare niente, Santos ha avuto qualche problema persino con lo Speaker: un suo collaboratore si era finto il capo dello staff di McCarthy. Niente di trascendentale per McCarthy, che infatti assicura: “Gli elettori hanno preso una decisione e lui ha il diritto di prestare servizio qui. Se emergerà qualcosa che faccia pensare che ha fatto qualcosa di sbagliato, allora ce ne occuperemo in quel momento”.

Insomma, una difesa d’ufficio che suona più come una forzatura.

Senza Santos, la strada di McCarthy verso la presidenza della Camera sarebbe stata più in salita di quanto non lo sia già stata.

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