Politica estera

Difese il Campidoglio dall'assalto del 6 gennaio, ex poliziotto si candida alle elezioni

Un ex agente della polizia del Campidoglio, rimasto ferito durante gli scontri del 6 gennaio 2021, correrà alle primarie democratiche per un seggio nel Maryland. Harry Dunn, 40 anni, sostiene "che la democrazia sia a rischio"

Difese il Campidoglio dall'assalto del 6 gennaio, ex poliziotto si candida alle elezioni

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Usa, difese il Campidoglio da poliziotto, ora si candida alle elezioni

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Rimase ferito durante gli scontri, al Congresso degli Stati Uniti, per cercare di difendere le istituzioni dagli assalitori quel famoso 6 gennaio 2021, quando un gruppo di agguerriti manifestanti tentò di impedire la certificazione della vittoria elettorale di Joe Biden. Ora un ex agente di polizia, il quarantenne Harry Dunn, ha deciso di provare il grande salto ed entrare in politica. Come avviene negli Stati Uniti non sarà paracadutato direttamente a Capitol Hill ma dovrà guadagnarsi la possibilità di essere candidato, vincendo le primarie. Ha scelto di presentarsi con i democratici.

Tre anni fa rimase ferito al pollice e gli spruzzarono addosso lo spray al peperoncino, durante l'assalto del Campidoglio. In seguito testimoniò davanti alla Commissione inquirente della Camera. Si candida - racconta - perché pensa che la democrazia sia a rischio nel suo Paese.

"Ho fatto quello che ho potuto nel mio ruolo di poliziotto del Campidoglio - racconta -. Non è esagerato dire che siamo a una elezione di distanza dall'estinzione della democrazia. Ho l'opportunità di continuare a combattere per il Paese, la Costituzione, e la gente del terzo distretto del Maryland". In vista della candidatura lo scorso mese ha lasciato la divia, dopo quindici anni, non senza polermiche. Infatti ha accusato (senza fare nomi) alcune persone "che avevamo la responsabilità di proteggere di diffondere disinformazione, bugie e le coperture che abbiamo dovuto subire".

Le condanne e l'inchiesta che va avanti

Tre anni dopo l'assalto i giudici federali di Washington hanno pronunciato condanne per più della metà delle 1.235 persone incriminate nell'inchiesta. Tuttavia, secondo quanto scrive il Washington Post, le condanne sarebbero di portata inferiore a quelle pronunciate a conclusione di processi per azioni simili in tutto il Paese. Quasi tutti gli imputati giudicati colpevoli di un qualche reato sono stati condannati al carcere, ma per il 67% delle oltre 700 persone giudicate colpevoli le condanne sono state inferiori a quanto previsto dalle linee guida del governo e alla richieste dell'accusa, contro una media del 51% a livello nazionale.

Gli arresti - più di 900 i primi due anni e circa 300 lo scorso anno - dovrebbero andare avanti, con la richiesta di aiuto di Fbi e dipartimento i giustizia per identificare altre 80 persone coinvolte nell'assalto.

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