Aiuti dall'Italia, polemiche e giallo Copasir

Tajani: "Pacchetto pronto". I servizi: "Nessuna comunicazione"

 Aiuti dall'Italia, polemiche e giallo Copasir
00:00 00:00

Dunque, «il pacchetto è pronto», dice Antonio Tajani, bello e confezionato. «Siamo in dirittura d'arrivo. Nelle prossime ore firmeremo il dodicesimo decreto di aiuti e armi per Kiev». Matteo Salvini dovrà farsene una ragione, la linea del governo non cambia. «Crosetto, Giorgetti e io siamo tre ministri responsabili».

Missili terra-aria Aster e munizioni per il sistema Samp-T, oltre a generatori elettrici «per superare l'inverno», questo nel testo che a giorni verrà approvato a Palazzo Chigi. Resta da capire se il leader della Lega continuerà nel suo braccio di ferro o alla fine voterà il provvedimento. Se ne parlerà forse anche domani al Quirinale nella riunione del Consiglio di Difesa convocato dal presidente della Repubblica anche se fonti del Copasir comunicano che non è ancora arrivata nessuna informazione né richiesta di audizione relativa al nuovo pacchetto di aiuti militari per Kiev.

Intanto da Napoli, dove inaugura una stazione della metropolitana, almeno per 24 ore Salvini non alimenta la polemica e si concentra sulle opere pubbliche, dove secondo lui dovrebbero finire i soldi destinati invece che alle armi per l'Ucraina. Dopo lo scandalo che sta coinvolgendo Zelensky, ha detto venerdì, «non vorrei che alimentassimo la corruzione». La soluzione «è quella indicata dal Santo Padre, far sedere Putin e Zelensky allo stesso tavolo». Secca la risposta di Crosetto: «Non si giudica un Paese per due episodi, gli Stati Uniti ci aiutarono nonostante la mafia. E la guerra va avanti per volere di Mosca». Immediata la controreplica leghista. «Un paragone infelice, l'Italia non può procedere alla cieca, serve chiarezza prima di qualunque decisione».

Maggioranza divisa quindi sulla politica estera. E non è una novità. Ma un'analoga, speculare frattura si registra pure sull'altra sponda. La postura, diciamo così, più tollerante con Mosca dei Cinque stelle e della sinistra-sinistra sta mettendo in imbarazzo la Schlein e in forte crisi la componente riformista e moderata del Pd. Così Elly preferisce restare in silenzio. La segretaria della Cisl Daniela Fumarola parla di «vigliaccheria».

E chiede: «Che fine hanno fatto i professionisti delle piazze per Gaza? Mentre una città europea come Kiev viene martellata con bombardamenti feroci che colpiscono in modo indifferenziato infrastrutture civili, ospedali, scuole, abitazioni, dove sono le urla indignate, le denunce e gli articoli di fuoco che giustamente abbiamo visto per la Palestina?» La Fumarola ce l'ha con la Cgil e una buona parte della sinistra. «In Ucraina è in gioco non soltanto l'indipendenza di una nazione aggredita, ma dell'Europa e di una certa idea di mondo. Possiamo lasciarli soli? Troppi i tentennamenti, troppe le meline».

Intanto il 23 gli ucraini d'Italia andranno in piazza «per fermare il genocidio compiuto dai russi». Una buona occasione per fare chiarezza.

Quanti parteciperanno alla manifestazione dell'Esquilino? Si ripeterà la mobilitazione già vista per Gaza? Lorenzo Guerini, deputato riformista del Pd e presidente del Copasir, non ha dubbi: «Nel momento del massimo bisogno di difesa e di aiuto, l'Ucraina deve poter contare sull'Italia. Subito. Senza esitazione alcuna». E il resto della sinistra?

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica