Politica internazionale

"Via la barriera di Pechino": cresce la tensione nel Mar Cinese Meridionale

In un video diffuso dalla Guardia costiera filippina un sub rimuove una barriera galleggiante nella Secca di Scarborough, la zona di mare contesa con la Cina

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Sale la tensione nel Mar Cinese Meridionale. Le Filippine affermano di aver rimosso una barriera galleggiante installata dalla Cina per bloccare i pescherecci filippini che entrano in acque contese. Secondo il governo di Manila, la barriera di 300 metri dispiegata da Pechino intorno alla Secca di Scarborough viola i suoi diritti di pesca. La Guardia costiera filippina ha diffuso un video in cui si vede un sub che taglia una corda attaccata a delle boe bianche e l'ancora della barriera che viene rimossa.

Il consigliere per la Sicurezza Nazionale, Eduardo Ano, aveva dichiarato che le Filippine avrebbero preso "tutte le azioni appropriate" per rimuovere la barriera "che viola i tradizionali diritti di pesca dei filippini e il diritto internazionale". Il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Wang Wenbin, ha accusato il governo filippino di essersi introdotto nell'area "senza il permesso della Cina", avvertendo Manila di "non mettere in atto provocazioni o causare problemi".

La contesa

La Secca di Scarborough, che prende il nome da una nave da carico britannica arenatasi nel XVIII secolo, è da anni la zona di mare contesa tra Cina e Filippine. L'area si trova 240 chilometri a ovest dell'isola di Luzon, la più grande delle Filippine, e 900 chilometri a sud dalla provincia insulare cinese dell'Hainan.

Dal 2012 la secca è sotto il controllo di Pechino, che rivendica la sovranità su oltre il 90% del Mar Cinese Meridionale. Nell'ultimo decennio, la Cina ha occupato un certo numero di barriere coralline e atolli, costruendo installazioni militari che non solo hanno sfidato la sovranità e i diritti di pesca delle Filippine, ma hanno anche messo in pericolo la ricca biodiversità marina.

La barriera galleggiante, lunga trecento metri, era stata avvistata la settimana scorsa durante una missione di routine per rifornire i pescatori filippini. L'obiettivo della Cina era impedire ai pescherecci di raggiungere le acque basse della secca, dove i pesci sono più abbondanti. "La barriera rappresentava un pericolo per la navigazione, una chiara violazione del diritto internazionale. Inoltre ostacola la conduzione delle attività di pesca e di sostentamento dei pescatori filippini", ha affermato la Guardia costiera filippina in una nota.

Le reazioni internazionali

Il Mar Cinese Meridionale è una zona di pesca che contiene vaste riserve di petrolio e gas. Più della metà dei pescherecci del mondo operano in quest'area. Le rivendicazioni della Cina hanno fatto arrabbiare non solo le Filippine, ma anche gli altri Paesi del Sud-est asiatico, come Vietnam, Taiwan, Malesia e Brunei. Il Giappone ha condannato "qualsiasi condotta che aumenti la tensione nel Mar Cinese Meridionale", ritenuto fondamentale per la stabilità regionale.

Gli Stati Uniti hanno inviato navi e aerei militari vicino alle isole contese. Il presidente filippino Ferdinand Marcos Jr., eletto lo scorso anno, ha ripristinato i legami di sicurezza con Washington, concedendo alle truppe americane l'utilizzo di quattro nuove basi militari nelle Filippine.

Nel 2016, un

tribunale internazionale dell'Aia si era pronunciato a favore del governo di Manila e concluso che Pechino non aveva alcuna base legale per rivendicare diritti storici sulla maggior parte del Mar Cinese Meridionale.

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