Caccia, soldati e basi: la mappa dell'Italia sul fronte Est della Nato

Dal Baltico al Mar Nero, passando per Bulgaria e Lettonia: l’Italia schiera oltre 2.600 uomini, mezzi e aerei nei quadranti più delicati della Nato di fronte alla pressione russa

Caccia, soldati e basi: la mappa dell'Italia sul fronte Est della Nato

Oltre 14 mila uomini mobilitati, 8.000 già schierati e 40 missioni internazionali. L’Italia è in prima linea in molti scenari globali. Quadranti che vanno dalle missioni antipirateria nell’Oceano Indiano a quelle anti Houthi nel Mar Rosso, passando per i presidi in Africa. Ma il vero punto sensibile delle tensioni internazionali è il fianco Est della Nato, dove da giorni si susseguono sconfinamenti di caccia, avvistamenti di droni e scambi di accuse tra l’Alleanza e la Russia.

La nuova cortina di ferro che dopo il 24 febbraio 2022, giorno dell’invasione russa dell’Ucraina, è scesa nelle regioni dell’Europa orientale ha costretto i Paesi europei dell’Alleanza atlantica a dispiegamenti importanti, inclusa l’Italia. Il nostro Paese al momento è impegnato in quattro scenari chiave: Estonia, Lettonia, Bulgaria e Ungheria.

Multinational Battle Group in Bulgaria e Ungheria

Come scrive lo stesso ministero della Difesa, dopo l’inizio della guerra, la Nato ha attivato piani speciali e “dispiegato migliaia di truppe supplementari. Oltre 40.000 truppe, insieme a significativi mezzi aerei e navali, sono ora sotto il diretto comando della NATO nella parte orientale dell'Alleanza, supportate da altre centinaia di migliaia di truppe provenienti dai dispiegamenti nazionali degli Alleati”.

In questo quadro sono stati attivati quattro gruppi tattici multinazionali in Bulgaria, Ungheria, Romania e Slovacchia che si sono aggiunti ad altri creati in anni precedenti in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia. In totale parliamo di otto gruppi tattici spalmati in una regione che va dal Mar Nero fino al Mar Baltico.

Nel dossier prodotto dal centro studi di Camera e Senato dal titolo “Proroga delle missioni internazionali in corso e autorizzazione per ulteriori missioni per l’anno 2025” si legge che l’Italia partecipa alla missione con “9 mezzi aerei, 1.046 mezzi terrestri e 2.323 unità di personale militare”. L’impegno del contingente italiano è inquadrato in compiti che possono andare da unità di manovra, logistiche, di supporto al combattimento e di difesa aerea.

soldati italiano ungheria
Operazione in Ungheria

Come si legge nel decreto missioni approvato a inizio anno è stato dato particolare riguardo all’innalzamento a livello di brigata del Forward Land Forces Battle Group in Bulgaria che proprio nell’Italia ha la nazione guida. La vigilanza italiana nel quadrante è inquadrata all’interno dell’Operazione “eVA” che il ministero definisce di “natura difensiva” e di “deterrenza nei confronti di potenziali minacce e difesa degli spazi euro-atlantici”. Attualmente in Bulgaria sono stanziati 740 unità tra uomini e donne, il contingente più numeroso dispiegato nel Paese. Oltre alle truppe italiane sono presenti anche forze di Albania, Croazia, Grecia, Montenegro, Macedonia del Nord, Turchia e Stati Uniti.

Analogamente alla Bulgaria, i soldati italiani sono dispiegati anche in Ungheria. Qui la nazione che guida la missione è la stessa Ungheria che condivide il lavoro con Croazia, Turchia, Usa e appunto l’Italia. Attualmente le truppe del nostro Paese dispiegate nell’area sono 250 e sono impegnate con funzioni di addestramento.

Lettonia: operazione "Baltic Guardian"

L’area del Mar Baltico è uno dei punti più delicati e sensibili per tutta la Nato. Già nel 2016 i Capi di Stato e di Governo dell’Alleanza durante il Summit di Varsavia hanno deciso di dare vita a 4 Battle Group multinazionali attivati nei quattro Stati baltici dell’area. Lettonia, Lituania, Estonia e Polonia.

Già dopo la crisi ucraina scoppiata in seguito alle proteste di Maidan, in breve tempo le condizioni di sicurezza si sono deteriorate tanto da spingere il contesto euro-atlantico a varare una misura di enhanced Forward Presence (eFP). Questo tipo di dispositivo è di natura difensiva, simile a quello attivato in Bulgaria. Nel quadro di questa operazione l’Italia da il suo contributo in Lettonia con 250 uomini e 139 mezzi terrestri, che operano sotto la guida del Canada insieme a truppe di Albania, Repubblica Ceca, Islanda, Montenegro, Macedonia del Nord, Polonia, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Svezia.

lettonia
Esercitazione Verboom in Lettonia

Estonia e l'operazione Baltic Eagle III

L’Italia contribuisce anche con un altro dispositivo che nelle ultime settimane si sta rivelando fondamentale, le operazioni di Air Policing e Air Shielding, cioè dispositivi per il potenziamento della sorveglianza dello spazio aereo dell’Alleanza. “Nel 2025”, si legge ancora nei documenti parlamentari, “l’Italia partecipa al dispositivo con 15 mezzi aerei e 375 unità di personale militare”, un leggero aumento rispetto ai 12 mezzi e 300 unità del 2024.

In particolare il nostro Paese è impegnato nell’operazione "Baltic Eagle III" che si inserisce nello scudo che la Nato fornisce alle Repubbliche Baltiche. Il primo agosto scorso, dopo una breve cerimonia nella base di Amari in Estonia, l’Italia ha assunto il comando della missione Nato assumendosi la responsabilità della sorveglianza dello spazio aereo baltico. Come scrive il ministero della Difesa fino a ottobre l’Italia opera con i caccia F-35A del 32° Stormo di Amendola e del 6° Stormo di Ghedi che poi verranno sostituiti con jet Eurofighter Typhoon provenienti dal 4° Stormo di Grosseto, dal 36° Stormo di Gioia del Colle, dal 37° Stormo di Trapani e dal 51° Stormo di Istrana. A fare da scudo anche una batteria di missili SAMP/T e velivoli come il SPYD-R e soprattutto i G550 CAEW, aerei da ricognizione per la raccolta informazioni.

G-550 CAEW
Il G550 CAEW dell'Italia

In particolare i G550 sono impiegati lo scorso 9 settembre in occasione dei 19 droni entrati nello spazio aereo polacco. I velivoli italiani avrebbero fornito agli F-16 polacchi dati e coordinate dei droni russi per procedere al loro abbattimento. Da settimane gli aerei italiani pattugliano la cerniera che va dalla Polonia, in particolare il Corridoio di Suwałki che unisce Varsavia dalle Lituania, fino all’Estonia.

L’impegno dell’Italia in questa fase rimane

essenziale. Come scrive la stessa Nato, al momento le tre repubbliche baltiche non dispongono di caccia e dispositivi aerei in grado di “garantire un unico standard di sicurezza in tutto lo spazio aereo europeo dell’Alleanza”.

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