Non è che sia stufo delle vite degli altri. Ma a cinquant'anni Alfonso Signorini ha deciso di parlare di sé. Signorini, il direttore di Chi , il re del gossip, che alcuni dipingono come un «cortigiano», altri come lo spin doctor di Berlusconi, altri ancora come un salottiero (perfido). Ora ha scritto la sua autobiografia, L'altra parte di me . «Mi dicono: perché non hai aspettato gli 80? Ma adesso sono ancora lucido».
Qual è l'altra parte che vuole raccontare?
«Vorrei far capire che la fatica è un valore. Io ho vissuto situazioni e realtà che da ragazzo pensavo di poter vedere solo col binocolo. Ma ho preso anche tanti schiaffi, che mi hanno educato».
Sberle professionali?
«Quando ho lasciato la Mondadori e poi sono tornato: ho ricominciato da capo, mi sono rimboccato le maniche e sono andato avanti a testa bassa, come i muli. Una lezione di vita».
Voleva il successo?
«Non sono un ambizioso».
Ma davvero.
«Davvero. Non mi sono mai seduto a pianificare. Se no non avrei mai lasciato il mio posto a Chi con la Giacobini».
In futuro?
«Ho un difetto enorme: quando raggiungo qualcosa, poi voglio dell'altro».
È un maschio.
«Ah sì? Allora è una delle poche cose che ho da maschio... È così, mi annoio. Perciò non invecchierò sulla poltrona di direttore. A 60 anni andrò in pensione».
È sicuro?
«Glielo metto per iscritto. E poi ho una grande fortuna, perché se mi stufo posso sempre dire grazie, arrivederci, e certo non morirò di fame».
Cinque anni fa ci siamo incontrati qui in Mondadori e dirigeva anche «Tv Sorrisi e canzoni», andava in tv, aveva un programma in radio. Ora dirige «Chi». Dorme di più?
«No, dormo sempre pochissimo. Faccio meno per scelta, perché dico no a tante cose. E per costrizione perché, come racconto nel mio libro, mi sono ammalato di leucemia».
Come l'ha scoperto?
«Ero in diretta, all'ultima puntata di Kalispera . C'era la Ferilli, ricordo la sua bocca che si muoveva, lei parlava parlava e io sentivo il sudore colarmi lungo la schiena. Avevo 40 di febbre, mi hanno portato subito in ospedale».
E oggi?
«Oggi vedo la vita con altri occhi. È stato un incidente frontale, ma sono arrivato a considerarlo una benedizione. Un dono».
Le manca la tv?
«Sì. Infatti ci tornerò presto».
Che cosa guarda?
«Alla sera mi infilo a letto col mio gatto e mi sintonizzo su Cantando ballando : non le dico che cantanti, e che pubblico. Purtroppo a mezzanotte finisce, così mi sposto su Rai yo-yo: il gatto ama la Pimpa, Peppa Pig e Ben & Holly. Guardi qua: un teledipendente».
A X Factor c'è una persona che conosce, Fedez. Ha girato il video di una sua canzone, in tutina rosa da supereroe. Come è andata?
«Una mattina mi sveglio alle 6 e trovo una valanga di messaggi: hai visto Fedez, c'è una canzone terribile su di te... Io pensavo che Fedez fosse un detersivo, comunque l'ho ascoltato su youtube e mi sono detto: meraviglioso. Così l'ho intervistato in radio e l'ho elogiato».
E lui?
«Mi ha fatto chiamare da un dirigente della Sony, per sapere se volessi partecipare al video. E io: ma certo, sono già lì. E mi sono comprato la tutina rosa, bella aderente perché mettesse in mostra i miei attributi».
Per cortesia...
«È vero, ancora oggi ne vivo di rendita. La conservo per qualche serata...»
In tutto questo, è sempre fidanzato?
«Sì sì (ride). Da dodici anni e mezzo. Sono fortunato. Paolo non sa niente di spettacolo».
«Il Fatto» ha scritto che è diventato senatore di Forza Italia grazie a lei.
«Non è vero. Il Fatto l'ha dipinto in modo ben diverso dalla realtà, ha scritto che va nei negozi a chiedere sconti a nome mio: credo che se li possa comprare, i negozi».
Ha detto: «Sono gay, ma non mi piacciono i gay». Perché?
«Non amo le categorie. Già parlare di mondo o cultura gay per me è l'anticamera della ghettizzazione».
È favorevole ai matrimoni gay?
«Non sono favorevole al matrimonio tout court ».
Al diritto dei gay di sposarsi?
«È giusto che ogni cittadino abbia uguali diritti e opportunità. Però mi fa specie che di queste battaglie si faccia una priorità, quando abbiamo ben altri problemi».
È vero che nel suo percorso è stato aiutato dal cardinal Martini?
«Sì. L'ho conosciuto quando insegnavo al Leone XIII. Mi ha accompagnato in una fase delicata, che da cattolico vivevo con tensione, quando ho iniziato a dare ascolto alla mia omosessualità».
È gay, ma c'è una donna molto famosa che vorrebbe un figlio da lei...
«Valeria Marini. Ci vogliamo un bene dell'anima. Una persona molto buona».
Avete avuto una storia.
«Mi ha mollato per Bobo Vieri. La capisco. Ma sono ancora geloso di lei».
Com'è avere a che fare tutti i giorni con i potenti?
«Beh, anche con molti impotenti».
Diciamo con le persone di potere. La cercano?
«Il potere è affascinato dalla ribalta. Quindi sì, mi cercano quasi tutti. Per esempio, sono curioso di sapere se il mio amico Renzi continuerà la remise en forme . Mi ha scritto che deve perdere dieci chili».
Renzi le piace?
«Sì, dai tempi in cui era sindaco. Ho subito capito che aveva la stoffa, è un grande comunicatore. Ed è coraggioso».
La accusano di essere lo spin doctor di Berlusconi. È vero?
«Me lo chiedo pure io. L'altro giorno mi hanno dato del lecca-Renzi, perché ho messo la D'Urso in copertina dopo che l'ha invitato in trasmissione. E per le foto di Renzi e Oprah».
Ma dicono che sia il «killer» mediatico di Berlusconi.
«Sì, cinque anni fa mi davano del lecca-Berlusconi, come oggi mi danno del lecca-Renzi. Un giorno scrivono che sono pappa e ciccia con Marina Berlusconi, il giorno dopo che sono in disgrazia. Dovrei andare dall'analista».
Ha legami con la politica?
«La politica non mi piace. Altrimenti avrei detto sì a chi mi ha chiesto di farla».
Chi glielo ha chiesto?
«Tutti. A destra e a sinistra».
A sinistra? Ma se Lerner le ha dato del «cortigiano rinascimentale».
«Sono ben contento di essere amico di Silvio Berlusconi. Ma la nostra è una amicizia umana, come quella con Marina, le mie uniche amicizie nel mondo dei vip. E insieme non parliamo di lavoro. Quando è morto mio papà Berlusconi mi ha detto che, se volevo, potevo considerarlo un padre. E quando è morta mia madre c'era lui vicino a me, non Lerner».
Insomma è il suo spin doctor, sì o no?
«Ci ho messo la faccia e lo sostengo, anche se sono amico di Renzi. Per la verità io non sapevo neanche che cosa volesse dire spin doctor. Anche a Renzi dico sempre, parla come mangi: perché lo chiami Job act? Riforma del lavoro».
Allora diciamo che la accusano di pubblicare scoop «pilotati». Come le foto di Veronica Lario.
«Mi arriva sulla scrivania questo servizio, che non ho commissionato. Lo vedo, e per me è uno scoop. E infatti è finito su tutti i giornali».
Una cattiveria?
«Lei si è arrabbiata, però poi ha perso dodici chili... come mai? Deve ringraziarmi, in realtà. La verità è che sono lo spin doctor di Veronica Lario».
Perché il gossip tira sempre?
«È nell'animo umano. Una panacea di breve durata, ma efficace. Per me non morirà mai. Ma bisogna saperlo fare, Chi ha quasi tre milioni di lettori. Prima ci si occupava dei reali...»
Non può trattare male i reali. Col topless di Kate Middleton quanto ha guadagnato?
«Ah, le tette di Kate, tutta la vita. Moltissimo».
Le ripubblicherebbe?
«Ma certo. Perché no?».
Pubblicherebbe il topless di un'amica?
«Ho pubblicato quello di Marina Berlusconi. Mi ha telefonato dalle Bermuda, voleva licenziarmi».
Non dica che non lo sapeva.
«Non lo sapeva, giuro».
Impossibile.
«Mi avrebbe detto di no. Ma io mi sono detto: se mi licenziano, divento il Che Guevara del gossip. Per fortuna ho l'amministratore delegato che mi difende, io devo fare il mio mestiere».
Vendere prima di tutto?
«Ho pubblicato la foto di George Clooney e Amal prima di quelle ufficiali delle nozze, gli ho fatto cancellare la cravatta e messo il farfallino. Mi hanno criticato, ma ho venduto il 42 per cento in più».
Chi è più vanitoso?
«Tutti».
Chi si arrabbia?
«Tanti. L'altro giorno ero con Diego Della Valle e mi telefona la Ventura. Siamo amici, ma mi ha sbranato».
Che cosa le ha fatto?
«Beh, c'era questa Botox Gallery...»
Allora se le cerca. Che cosa non pubblicherebbe?
«La morte. Un tabù».
I più snob?
«Gli attori del cinema. Devono avere tutti le occhiaie e andare dall'analista tre volte a settimana. Una noia mortale».
Anche quelli belli?
«Pure loro. I comici invece sono depressi. Se a Chiambretti porti in trasmissione il Papa ti dice: e che cosa gli chiedo? Ha questo approccio negativo».
Dice di essere un paesano.
«E ne sono orgoglioso. Raccoglievo le patate dolci, rubavo le pannocchie. Ho gli orari da paese: pranzo alle dodici e mezza, cena alle sette e mezza».
Con la vita mondana come fa?
«Ormai non ne faccio più. Per dieci anni mi sono stordito: feste, ore piccole. È stata la pena che ho dovuto pagare. Altrimenti non sarei dove sto».
Scafato è nato o è diventato?
«Ma non lo sono».
Ma dirige «Chi».
«È vero. Diciamo che sono curioso. E so ascoltare: la gente è terrorizzata dai silenzi, pur di non sentirli ti racconta di tutto».
Origlia ancora?
«No, sono sordo. Guardi, ho le chioccioline dell'amplifon: il mio contrappasso».
Ma lei è cattivo?
«No. Nel gossip c'è ironia, gusto per il sorriso. Se ferisce è perché il soggetto si prende troppo sul serio. Però la fama di perfido funziona».
Nel libro racconta che se l'è fatta a scuola, questa fama.
«È vero, ero uno stronzo. Mi vergogno. Mi sono autogiustificato così: gli altri mi snobbavano, ero sempre lo sfigato, ma il giorno del compito in classe era la mia rivincita. Costruivo barricate per non far sbirciare, facevo la spia col prof, davo suggerimenti sbagliati...»
È uno da selfie?
«Certo. Ne ho un campionario straordinario. Con l'autoscatto mi metto in certe pose, ho più tecnica di Belen. Che poi per lei è facile, io invece devo vendere la mia merce».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.