Ancora qualche giorno e Renzi, inesorabilmente, si troverà davanti a un bivio. Da una parte il patto del Nazareno con Berlusconi, che andrebbe inevitabilmente a incidere anche sul Quirinale perché non è pensabile riscrivere la Costituzione insieme a pranzo e poi fare a pugni per il dopo Napolitano a cena. E dall'altra la tregua con il Pd e il possibile avvicinamento con il M5S, magari continuando ad alimentare un'eventuale candidatura di Prodi al Colle. Due scenari inconciliabili. Con Renzi che sarà presto costretto a prendere una decisione, anche tenendo conto del fatto che a marzo - quando Bruxelles tornerà ad esaminare i nostri conti - il governo potrebbe avere bisogno di una mano.
Per ora, insomma, siamo ancora alle manovre di accerchiamento. Con la partita per il Quirinale che è sì iniziata ma per restare sotto traccia. Ecco perché viene da pensare che se davvero il faccia a faccia di ieri tra Renzi e Prodi fosse stato centrale per le vicende quirinalizie probabilmente non se ne sarebbe avuta alcuna notizia. E, tanto per cominciare, non si sarebbe tenuto in quel di Palazzo Chigi. L'impressione, dunque, è che il leader del Pd stia tastando il terreno. Il fidatissimo Lotti, infatti, ha già preso contatto con deputati e senatori per verificare la tenuta dei gruppi parlamentari. Mentre Renzi ieri ha probabilmente deciso di mandare un segnale a Berlusconi, lasciando intendere che un accordo con Forza Italia non è la sua unica possibilità. Anzi, potrebbe perfino arrivare a sostenere al Quirinale il nome di Prodi, uno che Berlusconi vede come fumo negli occhi. Come l'ipotesi che si torni alle urne con il Mattarellum, un'altra delle minacce che il leader del Pd di tanto in tanto fa recapitare all'ex premier - di solito via Verdini - per convincerlo a non alzare troppo l'asticella.
Lo scenario, però, appare più complesso. Non solo perché lo stesso Renzi non vede di buon occhio Prodi sul Colle, ma anche perché la partita del Quirinale non è comunque del tutto slegata da quella con l'Europa. Certo, le divisioni interne ai gruppi parlamentari avranno un loro peso quando il Parlamento sarà seggio elettorale per nominare il successore di Napolitano. E il fatto che il Professore - o comunque un altro profilo simile - possa avvicinare la minoranza Pd (eloquenti ieri i vari Civati o Fassina) al corpaccione renziano non è un dettaglio, soprattutto in un momento in cui Forza Italia è alle prese con l'ennesima tensione tra il gruppo dirigente e la corrente che fa capo a Fitto (ieri chiamato in causa da Matteoli).
A marzo, però, Bruxelles tornerà ad esaminare i nostri conti (insieme a quelli di Francia e Belgio) e una bocciatura non è affatto esclusa. Con il governo che andrebbe, questa volta sì, davvero in affanno.
E se ha ragione chi sostiene che Ue, Fed e Bce faranno di tutto per stoppare un'eventuale tentazione di tornare alle urne, allora per Renzi la sponda - politica e parlamentare - di Berlusconi potrebbe essere fondamentale.
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