C'erano più guardie del corpo che atleti alla partenza del cinquantunesimo Giro di Turchia, e l'effetto era piuttosto comico. Tutti quei signori impettiti in giacca e cravatta che correvano o pedalavano appresso a un altro signore dal fisico non proprio tonico in completo sportivo bianco e blu, impegnato a spingere su una bicicletta nuova fiammante e a non far troppo risaltare i suoi limiti atletici.
Recep Tayyip Erdogan, sempre più calato nel suo ruolo di autocrate in stile neo-ottomano, ha voluto fare una sorta di eccezione presentandosi a Istanbul in qualità di testimonial di prim'ordine alla partenza della più importante gara ciclistica del suo Paese, che non ha una vera tradizione in questo sport e tantomeno un pubblico di appassionati. In un raro momento di autocritica, il presidente turco ha riconosciuto che «non siamo ancora riusciti a far amare la bici alla gente: in questo senso, non siamo come gli occidentali». In questo senso.
Chissà, forse Erdogan ha scelto questa comparsata un po' improbabile per lanciare un segnale di riavvicinamento all'Europa dopo le dure polemiche sul tema del genocidio degli armeni, per non parlare delle disdicevoli frecciate da lui lanciate all'indirizzo di papa Francesco che si era permesso di ricordarne il centenario chiamandolo con il suo nome. Il risultato non sembra però quello desiderato: l'implacabile mondo virtuale del web - che non a caso Erdogan cerca sempre di mettere al guinzaglio - non si è lasciato sfuggire l'occasione di ironizzare. Soprattutto su Twitter è stato un fioccare di battute sferzanti sull'uomo più potente della Turchia circondato da un numero assurdo di guardie per permettergli di affrontare la folla in sicurezza.
E siccome le disgrazie non arrivano mai da sole neanche ad Ankara, ecco apparire sul quotidiano Zaman , mai tenero nei confronti del «Sultano» in quanto legato al suo arcirivale Fethullah Gülen, le cifre a troppi zeri delle spese del nuovo palazzo presidenziale fortemente voluto da Erdogan per oscurare il mito di Kemal Atatürk. La colossale reggia kitsch - che ha 1150 stanze e in verità avvicina per la sua megalomania Erdogan piuttosto al defunto dittatore romeno Ceausescu - è stata inaugurata sei mesi fa al mostruoso costo totale di 570 milioni di euro. Secondo l'associazione degli architetti di Ankara, solo le vetrate delle finestre, importate dagli Stati Uniti, sarebbero costate ai contribuenti turchi l'equivalente di 242 milioni. Ma questo si sapeva già. Ora però Zaman ha preso visione delle bollette del «Palazzo Bianco» e ha messo nero su bianco che in tre mesi vi è stata consumata elettricità per 1,25 milioni di euro, il che fa stimare 5 milioni rotondi all'anno.
Il «Sultano» fa spallucce e non bada a spese.
I soliti architetti guastafeste hanno anche rivelato che presso il palazzo è in costruzione una residenza di altre 250 stanze, con annesso centro termale: per abbellirlo sono stati importati dall'Italia marmi al «modico» costo di 3000 euro al metro quadro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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