Roma - È resa dei conti tra i magistrati e governo Renzi. L'attacco lanciato dal presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Rodolfo Sabelli, viene subito stroncato dall'esecutivo. Con uno schiaffo dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che allude alle divisioni interne alla categoria dicendo che certi toni vengono «usati per tenere insieme la magistratura in un momento in cui ci sono scontri significativi al suo interno». E poi con una mazzata dal ministro dell'Interno, Angelino Alfano. «Ci vuole coraggio per attaccare questo governo che ha fatto leggi importanti per il contrasto a Cosa nostra, invece di fare autocritica per quanto successo a Palermo - colpisce Alfano - È un modo ottimo per sviare l' attenzione». Un pesante j'accuse relativo all'inchiesta che sta scuotendo il Palazzo di Giustizia di Palermo.
Certamente nei mesi scorsi le occasioni di conflitto si sono moltiplicate: dal taglio dei giorni di ferie alla riforma sulla prescrizione. E a Bari con l'intervento di Sabelli il vaso di Pandora si è aperto trasformando il XXXII Congresso dell'Associazione nazionale magistrati nell'occasione di un serrato scambio di accuse con toni altalenanti.
Dopo la replica di Orlando ed Alfano, Sabelli ha cercato di correggere il tiro affermando di non aver voluto accusare il governo parlando di «strategia della delegittimazione» ma di volersi riferire ad un clima generale che «raffigura la magistratura come una casta». I toni si sono dunque smorzati soprattutto in vista dell'intervento che poi il ministro Orlando ha tenuto ieri pomeriggio al Congresso.
Orlando è stato accolto amichevolmente da Sabelli che si è rivolto al ministro assicurando che non stava entrando «nella fossa dei leoni». Sabelli ha confermato la volontà di Anm di cercare «un confronto leale» confessando di provare dispiacere che qualcuno (Alfano, ndr ) potesse aver pensato «a critiche strumentali per coprire il caso Palermo». A sua volta Orlando nell'assicurare che l'Anm «è un interlocutore essenziale per il governo» ha negato lo scontro istituzionale, definendo lo scambio di accuse «una dialettica su posizioni diverse». Il ministro però ha anche puntualmente respinto tutte le critiche lanciate dal palco di Bari definendole «destituite di qualsiasi fondamento». Come quella di dare più attenzione alle intercettazioni che alla lotta alla mafia visto che quello sulle intercettazioni «è stato l'ultimo dei 21 provvedimenti del governo».
Prima ancora del suo intervento, il Guardasigilli aveva invitato i magistrati a non fare gli stessi errori compiuti in passato dalla politica, accusandoli di essere più interessati a una discussione «parasindacale riguardo al loro status professionale» che ad un confronto sui temi più urgenti della Giustizia. «La nostra non è una controriforma - ha avvertito il ministro - E neppure una normalizzazione». In sostanza le istanze di Anm non hanno trovato accoglienza e il governo appare deciso ad andare avanti sulla strada già segnata. In barba al clima di dialogo richiesto. Anche la legge sulla responsabilità civile andrà avanti perché, ha detto Orlando «è strumento necessario ed indispensabile della tutela dei cittadini in linea con le raccomandazioni europee».
Tocca al segretario dell'Anm Maurizio Carbone assicurare che neppure i magistrati vogliono andare allo scontro ma poi Carbone ribadisce che non sempre il governo ha saputo dare «risposte forti sulla corruzione», sottolineando che anche la politica fa autocritica. «In meno di 2 anni si sta modificando la legge Severino - ricorda - su questo punto avevamo ragione noi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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