Che brutto spettacolo veder gente potente scaricare le colpe su sottoposti e parenti. Il governatore campano Vincenzo De Luca dice che lui dello scandalo per il quale è indagato non ne sapeva e non ne sa proprio nulla, che la colpa è tutta di quel fessacchiotto del suo braccio destro, Nello Mastursi. Il giudice Anna Scognamiglio, indagata pure lei perché sospettata di aver barattato la sentenza favorevole a De Luca in cambio di un posto di lavoro per il marito, sostiene di essere a posto, che il casino l'ha fatto quel disgraziato del coniuge, con il quale peraltro - dice - vive nella stessa casa ma da separati. Sarà, ma queste versioni sembrano uscite dalla bocca di Pinocchio, tanto cozzano contro intercettazioni, messaggini, fatti e date che raccontano una storia diversa. Al punto che è palpabile l'imbarazzo dei vertici del Pd renziano, che sulla controversa candidatura di De Luca si erano giocati la faccia solo pochi mesi fa. Il ministro della Giustizia, Orlando cuor di leone, dice (adesso) che se fosse stato per lui, De Luca non sarebbe stato il candidato Pd in Campania.«De Luca chi?» e «io l'avevo detto» sono le frasi più gettonate in queste ore di grande fuga dalle responsabilità. Ma il meglio lo sta dando ancora una volta il segretario di quel partito, Matteo Renzi, non pervenuto sull'argomento. Quando ci sono problemi seri, nel partito come nel Paese, lui scappa come uno Schettino qualsiasi. Si è preso la scialuppa più comoda e si sta allontanando dal luogo del disastro con a bordo i fedelissimi. Lui corre a metterci il faccione, con al seguito tv e giornalisti compiacenti, solo quando la vittoria è certa, anche se non per merito suo. Dalla finale di tennis ai tagli di nastri a Expo, tutto fa brodo per ben apparire. Ma guai a farlo parlare di cose tipo alluvioni devastanti, città senz'acqua per giorni, ladri che entrano in casa e ammazzano vecchiette, sindaci di sinistra che mettono in ginocchio la Capitale, governatori del Pd sospettati di aver corrotto magistrati.
Non c'è verso: fuggire è più forte di lui. E hanno voglia alcuni dei suoi elettori a urlargli: «Sali a bordo, cazzo», che vogliamo sapere come stanno le cose dalla viva voce del segretario-premier. Da buon Schettino, Renzi neppure li sente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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