Milano Il suo ufficio con vista sulla Madonnina era forse l'indirizzo più importante d'Italia. Piazza Duomo 19, quarto piano, il regno di Bettino Craxi e della sua segretaria Enza Tomaselli. Così per una lunghissima stagione: «Ho lavorato con Craxi per trent'anni», aveva raccontato al Giornale in una rara intervista. Sabato un aneurisma ha tradito la Enza, dimenticata da tutti ma ancora energica e combattiva sulla frontiera dei 77 anni. La sua epoca si era chiusa in verità nel febbraio '94, con la ghigliottina di Mani pulite e l'arresto: Sa come è finita? - aveva confidato al Giornale - con la gente che mi inseguiva per le strade di Milano, lungo corso Monforte, gridandomi: ladra, tu stai con i ladri. Una tizia mi rincorse fin dentro il negozio di un panettiere. Che paura».
Un epilogo drammatico dopo anni e anni di inarrestabile ascesa, quasi di una corsa a riverire e omaggiare Bettino e la sua corte. All'inizio la Enza lavora nello staff del sindaco Aldo Aniasi, una delle figure più eminenti del vecchio partito socialista. Sono gli anni del centrosinistra, c'è un clima nuovo: ideali e illusioni, come sempre, a braccetto. Bettino ha bisogno di una segretaria e lei, grintosa quanto lui, lo sfida: «Mi metta alla prova». Inizia la collaborazione. Craxi è segretario della federazione milanese, poi col Midas diventa il segretario nazionale e quindi, addirittura, presidente del consiglio. In pazza Duomo, il pellegrinaggio è continuo. Unica accortezza non sbagliare giorno: Craxi è a Milano fra il venerdì pomeriggio e il martedì mattina. L'elenco dei visitatori è impressionante: «Ricordo una visita segreta di Henry Kissinger. Ricordo le visite di un avversario politico come Giorgio Almirante, ricordo Napolitano e ricordo Berlusconi». E poi i dissidenti dell'Est, a cominciare da Vaclav Havel, e quelli greci, inseguiti dal regime dei colonnelli. «Un giorno suonarono il campanello tre strani figuri, capimmo in seguito che erano dei servizi di Atene».
Craxi sembra invincibile, gli anni Ottanta spalmano ottimismo, l'Italia è convinta di essere una grande potenza e di aver forse trovato il suo nuovo leader, alternativo alle grigie grisaglie democristiane. Ma in piazza Duomo arrivano anche le mazzette: «Ogni tanto entrava qualche dirigente del partito e diceva: porto di là. Buste. Valigette. Borse. I partiti avevano bisogno di soldi, tutti i partiti, dalla Dc al Pci. Poi - concludeva amara la vecchia segretaria - tutti hanno fatto finta di non sapere, che ipocrisia».
La caduta di Mario Chiesa, arrestato il 17 febbraio '92, porta al crollo del sistema. Molti leader del Psi finiscono in cella, Craxi scappa infine ad Hammamet, lei si ritrova a San Vittore. E trascorre quindici giorni in una cella piccola piccola, con due letti quasi attaccati. Dentro sono in tre: l'ex segretaria dell'uomo più potente d'Italia, una tunisina tossicodipendente e una madre accusata di aver fatto prostituire la figlia. A Enza viene assegnato il letto della tunisina che deve accontentarsi di un materasso buttato per terra. Craxi che negli ultimi tempi aveva provato a rassicurarla - «stai tranquilla, se succede qualcosa vieni con me in Tunisia» - è ormai fuori gioco. Tomaselli deve affrontare in solitudine la strada del declino, brusco e senza sconti. Le urla, la gogna, i tre mesi ai domiciliari. Un mondo intero si dissolve e molti di quelli che prima osannavano il grande capo ora fingono di non averlo mai conosciuto. Si giustificano, provando a smarcarsi da un passato così ingombrante.
Enza scompare
e va a vivere in una casa decorosa ma non lussuosa del Gratosoglio, estrema periferia di Milano. Fino al malore, alla morte e all'espianto di cornee e reni. Le ceneri saranno disperse in mare al suono dell'Internazionale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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