Coronavirus

Tra 8 giorni scattano gli esami sugli anticorpi. Ma per gli imprenditori sarà già troppo tardi

Il governatore Fontana: "Via il 21 aprile, già dal primo giorno 20mila test"

Tra 8 giorni scattano gli esami sugli anticorpi. Ma per gli imprenditori sarà già troppo tardi

Dal 21 aprile aziende e privati potranno usare i test rapidi certificati dall'Iss e quindi utilizzabili da tutte le regioni italiane. A cominciare dalla Lombardia. C'è la conferma del vicepresidente della Regione Lombardia Fabrizio Sala e del governatore Attilio Fontana, che si aspettano «a breve» il provvedimento dell'Iss. «Dal 21 aprile dovremo avere questi test. Ci stiamo preparando a partire, quando sapremo che arriverà l'autorizzazione Ce e il test sarà approvato, noi cominceremo ad approvvigionarci». Fontana ne annuncia 20mila già il primo giorno.

Dunque siamo quasi in partenza con il test rapido che, con qualche goccia di sangue ti dice se hai «incontrato» il virus, se sei ancora infettivo, se hai gli anticorpi, quanti ne hai e se quindi hai finalmente acquistato il sacrosanto certificato o patentino - di immunità, importantissimo nella fase 2, della ripartenza. In molti però sostengono che si sia già aspettato troppo a fare questa indagine su larga scala e ogni regione si è mossa in ordine sparso, usando test rapidi per categorie mirate, come gli ospedalieri. Ma Sala non vuole dare la sensazione che la Lombardia sia rimasta indietro. «Noi non siamo stati fermi precisa - Abbiamo diverse sperimentazioni, una fatta con Pavia, è un test molto importante e ci auguriamo che avrà a breve il marchio CE. I tempi sono quelli della scienza, ci hanno detto 10-15 giorni da oggi. Entro la fine di aprile dovremo avere questi test. L'autorizzazione - ha spiegato - è nazionale e vale per tutte le Regioni, dopodiché, essendo noi la zona assolutamente più colpita, avrà molta più evidenza realizzare i test qui».

Dunque c'è da aspettare ancora 8 giorni almeno. Forse sopportabili per i privati che avranno più chiarezza sulle loro condizioni di salute, ma troppo lunghe per piccole aziende che hanno bisogno di certezze. Già da ieri. Come il Tubettificio Robbiese, che non ha mai chiuso i battenti. «Noi facciamo parte delle categorie essenziali e cerchiamo di fare il possibile per tutelare la salute dei dipendenti spiega l'imprenditore Adriano Cavazzoni - Usiamo mascherine, sanificazione, guanti, distanza. Ma anche qui ho avuto delle persone che sono state a casa con la febbre. E quando sono rientrati, erano tenuti a distanza dai colleghi. C'era un clima di diffidenza inaccettabile». Così Cavazzoni ha messo mano al portafogli, ha pagato 45 euro per ogni addetto disponibile (tutti) e ha fatto fare test sierologici a tappeto «A nessuno è stato fatto il tampone e io non so se sono infettivi. Così ho deciso di fare i test. C'è bisogno di certezze». L'imprenditore è consapevole che il test non è perfetto. Non rileva se l'incubazione del virus è in atto. Ma gli anticorpi li segnala immediatamente e anche quanti sono. «Cerchiamo di fare del nostro meglio. Non abbiamo altri strumenti. Io non faccio del male nessuno, tutelo i dipendenti e anche la produzione.

Ma se neanche questo va bene lo Stato ci dica che cosa dobbiamo fare, perché per il momento non ci sta dando nulla».

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