La flat tax sarà finanziata in parte da un recupero dell'evasione fiscale e, soprattutto, dalla cancellazione degli 80 euro di Matteo Renzi. Per il resto, allo stato attuale, la Legge di Bilancio 2020 sarà fatta in deficit o con gli aumenti Iva.
L'offensiva di Matteo Salvini sui temi economici, dopo la convocazione dei sindacati e la richiesta di anticipare la manovra, è proseguita anche ieri. Il leader della Lega ha raccolto a metà la sfida di Luigi Di Maio che lo ha invitato a indicare subito le coperture della proposta di bandiera della Lega. Per la flat tax servono 15 miliardi e «sono già stati trovati», ha spiegato Salvini intervistato da Skytg24.
Il riferimento è un po' agli approfondimenti che stanno facendo i tecnici della Lega, ma per il resto si basa sul ventaglio di coperture che il ministero dell'Economia sta effettivamente studiando. La Lega punta su almeno 5 miliardi di nuove entrate fiscali nel 2019. Poi in 10 miliardi dalla revisione delle tax expenditures e, in particolare, dalla cancellazione degli 80 euro di Renzi.
Il bonus in busta paga è da tempo nel mirino del ministro Giovanni Tria che lo classifica tra le «spese fiscali» che complicano il quadro delle finanze pubbliche e pensa possa essere sostituito da altre agevolazioni fiscali.
Unico problema, la flat tax non esaurisce la manovra della prossima legge di Bilancio. La più pesante della storia repubblicana, ha ricordato ieri Renato Brunetta di Forza Italia. La cifra è enorme 40-45 miliardi. «Ricorda - sottolinea Brunetta - quella monstre da 90 mila miliardi di euro del 1992 approvata dal Governo tecnico guidato da Giuliano Amato». Una cifra che la prossima legge di Bilancio raggiunge solo con la sterilizzazione degli aumenti Iva (23,1 miliardi) e con la copertura delle spese obbligatorie.
Nelle stime che rassicurano la Lega c'è l'effetto trascinamento dei conti pubblici del 2019, migliori rispetto alle previsioni ufficiali. Poi la prospettiva di una spending review raddoppiata, da due a quattro miliardi. Ma restano almeno altri 20 miliardi da coprire.
Il non detto di Salvini e che nel conto ci potrebbe anche essere una nuova sanatoria fiscale. Ma anche aumenti, magari parziali, dell'Iva che restano nel ventaglio delle possibilità. Unica alternativa e possibile nuova trincea tra la maggioranza e Tria è l'idea mai tramontata di potere fare una manovra in deficit.
Eventualità che il ministro dell'Economia non vuole nemmeno considerare. In teoria, non contemplata nemmeno dal premier Giuseppe Conte che nella lettera a Bruxelles ha confermato gli impegni sul deficit concordati con l'Ue.
Situazione complicata, anche perché in realtà a chiedere una manovra anticipata più che Salvini è l'Ue. Questa settimana scade l'ultimatum e il governo dovrà chiarire come intende correggere i conti del 2019, ma anche quelli del 2020. L'Ue ci ha chiesto da subito due manovre, non una.
Il ministero dell'Economia per il momento è alle prese con il consiglio dei ministri di mercoledì, che si occuperà solo dei conti dell'anno in corso e, più precisamente, dell'assestamento di bilancio.
L'obiettivo dei 5 miliardi per portare il rapporto deficit Pil del 2019 dal 2,4 al 2,1 è ancora in corso. Ci sono le entrate fiscali extra grazie alle maximulte e alla fattura elettronica.
Poi i proventi del blitz alla Cassa depositi e prestiti e i due miliardi di tagli alle spese decisi con l'ultima legge di bilancio. Non i risparmi del Reddito di cittadinanza e di Quota 100, che potranno essere contabilizzati nel 2020.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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