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Abruzzo-governo finisce in tribunale. "La zona rossa uccide la Regione"

Diffida dell'esecutivo per il presidente Marsilio che ha istituito la zona arancione in anticipo per non perdere il ponte dell'Immacolata: "Troppa burocrazia". Speranza: "Gravi responsabilità"

Abruzzo-governo finisce in tribunale. "La zona rossa uccide la Regione"

Ha anticipato la zona rossa nella sua regione quando era necessario farlo e adesso rivendica di aver anticipato quella arancione alla luce degli ultimi dati definiti «confortanti», con l'Rt a 0,9. «Non ci stiamo ad attendere i tempi della burocrazia, ci sembra una cura eccessiva che ammazza il paziente», ribadisce Marco Marsilio. Il presidente dell'Abruzzo non mostra alcun ripensamento di fronte alla sua forzatura nemmeno di fronte alla diffida formulata dai ministri della Salute, Roberto Speranza, e per gli Affari regionali, Francesco Boccia, dal confermare l'ordinanza regionale che di fatto ieri ha consentito la riapertura dei negozi per il ponte dell'Immacolata, mentre gli effetti del provvedimento per le scuole decorrono dal 9 dicembre. Un braccio di ferro istituzionale che ora rischia di trasformarsi in un caso giudiziario.

Una questione che investe il rispetto delle tempistiche che regolano la suddivisione dei territori in fasce di diversi colori in base al livello di rischio. Marsilio aveva imposto la zona rossa dal 18 novembre, anche se il governo aveva confermato il provvedimento con un'ordinanza in vigore dal 22. Domani scadrebbero i 21 giorni di rito e la cabina di regia che monitora i dati delle Regioni era d'accordo con il ritorno in zona arancione dell'Abruzzo da mercoledì, ma non sull'ulteriore accelerazione imposta dal governatore, che non vuole penalizzare oltremodo i commercianti e spinge affinché la sua regione possa passare in giallo per Natale. Anche se sulla data dell'ulteriore passaggio non si sbilancia: «C'è da capire - spiega - da quando far partire il conteggio dei 14 giorni, cioè se da oggi (ieri, ndr), giorno in cui per effetto dell'ordinanza regionale l'Abruzzo diventa arancione, o dal momento in cui il ministero confermerà il passaggio alla zona arancione».

Lo scontro con il governo è una questione di pochi giorni, ma nessuno sembra intenzionato a fare marcia indietro. «Non condivido le posizioni del governo. Non possiamo attendere i tempi della burocrazia, sono due giorni fondamentali per l'economia», attacca il presidente dell'Abruzzo. E non importa se Speranza e Boccia minacciano «di intraprendere ogni iniziativa, anche giudiziaria» e gli ricordano le «gravi responsabilità che potrebbero derivare dalle misure introdotte riguardo alla salute dei cittadini». Dati sanitari alla mano, il governatore difende la scelta di emanare l'ordinanza di riclassificazione della regione e affida ai legali il compito di valutare la risposta. «Siamo stati tra i primi a fare le zone rosse quando era necessario, anche contro il parere del governo - insiste - e abbiamo fatto lo stesso anche questa volta. Il problema sono i tempi eccessivamente lunghi nel declassamento rispetto al passaggio a una zona con provvedimenti più restrittivi. Non siamo gli unici a pensarlo: l'intera conferenza delle Regioni ha sottolineato questo problema ma il governo non ci ha ascoltato». Marsilio dice di non voler drammatizzare il conflitto con il governo, ma «considera eccessivo, se non risibile, il tono intimidatorio, se non la minaccia, in relazione alla responsabilità dei contagi che ci sarebbero in conseguenza del provvedimento». Immediata la controreplica di Speranza: «Credo che soprattutto durante l'epidemia bisogna evitare le polemiche e le tensione, lavorare insieme perché questo si aspettano da noi i cittadini».

Per questo è necessario «trovare un punto di vista corretto tra competenze e ruoli delle Stato e autonomie territoriali».

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