C'è la nave Diciotti che col suo carico umano di 177 somali ed eritrei resta in rada davanti a Lampedusa in attesa di un porto dove attraccare. C'è il Viminale che nega l'ingresso, dopo il no espresso da Malta, nonostante quel soccorso sia avvenuto proprio nella sua zona Sar. E c'è lo «scontro» silenzioso tra Salvini e la Guardia costiera italiana su un salvataggio, quello effettuato dalla nostra nave militare in acque maltesi, considerato non concordato.
Ecco il nuovo incidente che rischia di far saltare il fragile equilibrio europeo sull'immigrazione, proprio nei giorni in cui l'Europa tenta di rendere automatico il meccanismo di redistribuzione dei migranti soccorsi in mare e mentre Angela Merkel preme affinché l'Italia accetti di riprendersi in carico i migranti che hanno raggiunto la Germania dopo aver già chiesto asilo nel nostro Paese.
Il nuovo caso Diciotti - un mese e mezzo fa la stessa nave era stata protagonista del medesimo diniego da parte del Viminale - potrebbe far saltare tutto il sistema messo faticosamente in piedi in questi mesi: Salvini infatti non ha intenzione di accettare la quota di venti migranti dei 140 salvati dalla Acquarius - approdata nei giorni scorsi a La Valletta solo dopo l'ok alla redistribuzione tra gli Stati membri - e anche i 177 appena salvati dalla Diciotti, per giunta in acque maltesi.
Niente autorizzazione, dunque, ad attaccare. Soprattutto dopo che Malta ha risposto picche alle richieste italiane di aprire i suoi porti parlando di un salvataggio «non necessario», mentre invece la nostra Guardia costiera sostiene di aver risposto alla richiesta di aiuto del barcone che era in avaria e necessitava un intervento.
A questo punto solo una nuova intesa a livello europeo permetterebbe di trovare un porto sicuro per lo sbarco. La Commissione Ue fa sapere di «seguire molto da vicino gli sviluppi», e di essere pronta «se c'è necessità, a fornire sostegno al coordinamento e prestare tutto il nostro peso diplomatico per soluzioni veloci». Sembra questa l'unica prospettiva, visto che Salvini non vuole allentare la linea del rigore. Anche perché l'Italia rischia a breve di rimanere nuovamente isolata: sarebbe ormai a un passo, infatti, l'intesa tra Roma e Berlino sui movimenti secondari, con cui la Germania mira a respingere i migranti arrivati sul proprio territorio dopo essere già stati registrati in altri Paesi Ue. Dopo la Spagna, ieri la Merkel ha trovato l'accordo anche con la Grecia. Il prossimo, ha assicurato una portavoce del ministero dell'Interno tedesco, sarà con l'Italia: «Siamo andati molto avanti nelle trattative e riteniamo che arriveremo a un accordo». Un alleggerimento per Berlino, un boomerang per il nostro Paese, visto che per la sua posizione geografica, proprio come Grecia e Spagna, dovrebbe riprendersi migliaia di stranieri che hanno raggiunto o che tenteranno di raggiungere la Germania dopo aver già chiesto asilo qui.
È uno scenario che Salvini aveva escluso, in assenza di un impegno europeo per la protezione delle frontiere esterne e la redistribuzione dei migranti soccorsi in mare. La Cancelliera, per la quale l'intesa è politicamente vitale, non si era arresa e si era detta pronta a intervenire personalmente, parlando con il premier Giuseppe Conte. La trattativa ora potrebbe complicarsi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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