Roma - È la sindrome del partito di lotta che sta stretto nel ruolo di forza di governo. La voglia di essere minoranza anche quando si rappresenta la maggioranza. Oppure più semplicemente l'avvicinarsi delle elezioni europee. La linea dura sull'Alta velocità Lione Torino, i toni ai limiti dell'offesa verso l'alleato Matteo Salvini, sono il segno che il M5s vuole arrivare sano e salvo al voto. E lo fa impiegando una somma che potrebbe sfiorare i 20 miliardi.
Le elezioni europee sono le meno prevedibili, capaci di regalare grandi consensi ai partiti in luna di miele con l'elettorato (ad esempio il 40% di Renzi nel 2014), ma anche sonore sconfitte a danno dei governi in carica. Per questo il partito di Luigi Di Maio ha rispolverato lo spirito dei meetup e riportato alla luce posizioni storiche dei pentastellati sulla Tav. Il no politico del vicepremier e quello quasi tecnico del ministro Toninelli alla Tav non piacciono alla maggioranza degli italiani, che vorrebbe realizzare l'opera, ma servono a tenere insieme il movimento. Al costo di due miliardi di euro, tra finanziamenti europei da restituire e somme già spese dalla Francia da rimborsare.
Da mettere sul conto ritorno al M5s di lotta anche il no alle trivelle già inserito nel decreto semplificazioni. Lo stop alle attività di ricerca di idrocarburi nell'Adriatico e l'aumento del costo delle concessioni di 25 volte oltre ad avere reso molto felici Croazia, Montenegro, Albania e Grecia, comporterà un costo che lo stesso provvedimento stima in 470 milioni di euro in risarcimenti agli «operatori colpiti dagli effetti della moratoria». Sulla stessa linea lo stop all'acqua pubblica. Un progetto di legge del M5s punta a fare tornare la gestione ai comuni. Costo una tantum: 15 miliardi, poi 5 miliardi all'anno secondo le stime di Utilitalia. Sempre a carico dei contribuenti e a vantaggio dei sostenitori delle battaglie storiche del M5s.
In tutto circa 18 miliardi sulle spalle degli italiani per battaglie che peraltro sottraggono competitività al Paese. Per una volta il «no» ai «no» del M5s ha messo d'accordo sindacati e imprese. Sulla Tav, ma anche sulle trivelle. Confindustria Energia e le organizzazioni sindacali di settore Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil hanno denunciato le ricadute negative della legge No Triv, provvedimento che farà calare la ricchezza nazionale e farà aumentare la dipendenza energetica dell'Italia.
Dal punto di vista del consenso è sulla stessa linea anche la sforbiciata ai compensi Rai annunciata ieri dal vicepremier Luigi Di Maio.
«È finita l'epoca in cui in questo Paese si può guadagnare nella Tv di Stato 3-3,5 milioni all'anno: è arrivato il tempo di dare una sforbiciata». Poi in estate arriverà la «riforma costituzionale, che taglia 345 parlamentari» e i tagli agli stipendi. Perlomeno questi, non gravano sui contribuenti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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