Un ultimo omaggio al sogno leghista. Quello di varare la flat tax ad ogni costo, anche in deficit e in barba ai diktat europei sui conti. Poi un bagno di realismo, con lo stesso Matteo Salvini disponibile come non lo era mai stato prima: flat tax o taglio del cuneo fiscale? «A noi interessa che un bel po' di gente paghi meno tasse. Poi non sono innamorato delle formule: se si chiama flat tax, se si chiama taglio del cuneo, se si chiama aumento delle detrazioni o detassazione dei premi di produttività a singoli e non a livello aziendale, questo lo valutano i nostri esperti».
La giornata di ieri è stata segnata dall'incontro tra il leader della Lega, i sindacati e le associazioni di impresa. Tavolo, di fatto, in concorrenza con quello del premier Giuseppe Conte di lunedì scorso, anche se le conclusioni non sono state poi così diverse.
I rappresentanti dei lavoratori e delle aziende hanno chiesto in gran parte di alleggerire il costo del lavoro. Nel menu delle proposte leghiste per la prossima legge di bilancio c'è un taglio delle tasse tutto da definire. Ma le indicazioni di imprese e sindacati avranno un peso.
La principale copertura saranno gli 80 euro di Renzi. Il bonus in busta paga varato dal governo di centrosinistra, che tutti nel governo vogliono cancellare. A farsene carico ieri è stato il viceministro all'Economia Massimo Garavaglia. Questo il ragionamento: il bonus Renzi è contabilizzato come spesa pubblica e pesa inutilmente sui conti. Va nelle buste paga dei lavoratori, ma «non vale dal punto di vista dell'accumulo contributivo per la pensione».
La proposta forte del Carroccio già da un paio di settimane è la decontribuzione. Uno sconto da 10/15 miliardi che si tradurrebbe nel taglio del cuneo fiscale (la differenza tra il costo lordo del lavoro e quanto un dipendente si mette in tasca) più consistente tra quelli tentati fino ad oggi, anche se resterà da decidere come non penalizzare chi attualmente percepisce gli 80 euro.
I 10 miliardi del bonus sono l'unica copertura quasi sicura per le misure di spesa della prossima legge di Bilancio.
Ma, almeno in linea di principio, la Lega non rinuncia all'idea di fare in deficit un «sano» taglio delle tasse. Durante l'incontro con le parti sociali Salvini ha tuonato contro il gioco delle tre carte. «Non vogliamo una manovra dove metto dieci miliardi di euro da una parte e togliendoli dall'altra parte. La flessibilità che chiederemo all'Europa deve servire a tre obiettivi: investimenti, opere pubbliche e taglio delle tasse».
Il deficit? «Non potrà stare sotto il 2%». La risposta del ministro dell'Economia Giovanni Tria è arrivata subito dopo, sotto forma di indiscrezioni sul suo intervento al tavolo di lunedì a Palazzo Chigi. «Stiamo lavorando molto soprattutto sul cuneo fiscale e contributivo», ha confermato. Sarà una «riforma strutturale e non si potrà basare sul deficit». Chiaro il messaggio. Gli obiettivi europei sono stati fissati. Il deficit sarà dell'1,8%.
«La mia linea è molto diversa da quella di Tria», ha replicato subito Salvini. Ma il tema delle coperture è sentito. Al tavolo ieri c'era anche Giancarlo Giorgetti, i sottosegretari Massimo Bitonci e Claudio Durigon e Armando Siri. Tra le proposte emerse c'è anche la riapertura della pace fiscale per famiglie e imprese.
Poi la cancellazione della Tasi per un miliardo e «progressivamente l'Imu su immobili inagibili, sfitti o occupati abusivamente».Tutti temi, insieme al taglio del cuneo fiscale, sui quali un'intesa con il M5s e anche con il ministro Tria, non è impossibile.
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