Cronache

Addio Bauli, re del pandoro e simbolo del Natale italiano

Alberto da 25 anni guidava l'azienda veronese di famiglia. Zaia: "Messaggero delle nostre tradizioni"

Addio Bauli, re del pandoro e simbolo del Natale italiano

Se alla vigilia di Natale, incontri un bambino - sotto la neve sarebbe l'ideale - e gli chiedi: «Scusa piccolo, qual è il tuo pandoro preferito?», lui ti risponderà: «Ba-ba-ba-Bauli». Nessun problema di balbuzie, ma tutto merito di uno degli spot più romanticamente riusciti nella storia dell'advertising dolciario. Una delle tante idee vincenti dell'ingegner Alberto Bauli, per oltre 25 anni alla presidenza del gruppo dolciario leader nella produzione dei pandori, ora con sede a Castel d'Azzano (Verona).

Il 5 settembre avrebbe compiuto 80 anni, ma ieri il «re del pandoro» ha dato il suo addio al mondo.

Lo ha fatto con lo stile e la discrezione tipica di un signore d'altri tempi, eppure sempre modernamente proiettato nel futuro.

Un capitano d'impresa a volte rude, se pur avvolto idealmente da una perenne nuvola di zucchero a velo, lo stesso che impreziosiva il «suo» pandoro: forse meno chicchetoso di tanti concorrenti «artigianali» (o presunti tali) ma che, nel rapporto qualità-prezzo, è sempre rimasto il numero uno. Alberto Bauli non era un industriale da economia «di nicchia», aveva al contrario un imprinting da grandi numeri, con una produzione di modello «espansivo».

Una carriera a rincorre marchi-leader. Nel 2006 l'azienda ha acquisito i biscottifici Doria e Bistefani, mentre nel 2009 ha rilevato da Nestlè i prodotti da forno commercializzati con i marchi Motta e Alemagna. Scalate degne di un manager esperto e preparato. Non a caso l'ingegner Bauli è stato per alcuni anni anche consigliere del Banco Popolare, ricoprendo la carica di presidente della Banca Popolare di Verona. Ha così portato griffe Bauli tra i giganti in Italia ed Europa nel settore «dolci da ricorrenza»: pandoro, panettone e colombe; senza dimenticare i «dolci continuativi»: biscotti, merendine, brioches e crackers.

«Bauli significa immediatamente Pandoro, un dolce che ogni anno porta la tradizione natalizia veronese in tutto il mondo. Con la scomparsa dell'ingegner Alberto, il Veneto ha perso oggi un messaggero delle nostre tradizioni e del valore della nostra imprenditoria», il ricorso di Luca Zaia, presidente della Regione del Veneto.

Il vero miracolo imprenditoriale di Alberto Bauli? «Aver liberare l'azienda di famiglia dalla dipendenza dalle ricorrenze comandate e regalarle - a colpi di acquisizioni azzeccate - un portafoglio di prodotti in grado di vivere tutto l'anno sugli scaffali dei supermercati», spiega chi lo ha conosciuto bene. E chi si intende di fatturati aggiunge: «In un contesto economico di crisi internazionale, lui aveva portato il bilancio a un passo dai 500 milioni con un attivo di 11 milioni.

Alberto aveva raccolto nel 1995 il testimone dell'azienda fondata da papà Ruggero, partito per il Sud America a cercare fortuna nel 1927 e scampato per miracolo dal naufragio della nave «Principessa Mafalda» in cui ha perse tutte le sue macchine da pasticceria.

«Un disastro - narra la leggenda - da cui si riscattò mettendo su un negozio di dolci a Buenos Aires e trovando in dieci anni i soldi necessari per tornare a Verona con le tasche piene e aprire il primo negozio Bauli in città». Colpi da campione che Alberto è riuscito perfino a migliorare, dimostrano la validità del detto «Buon sangue non mente...».

«Oggi Verona ha perso un capace capitano d'industria e un banchiere illuminato. Con lui, l'azienda fondata dal padre è diventata un colosso, portando il nome di Verona nelle case di milioni di consumatori. La società è una delle eccellenze cittadine per creazione di valore e occupazione», le parole del sindaco di Verona, Federico Sboarina.

Intanto la dinastia continua: nel Gruppo Bauli il ricambio generazionale è garanzia di solidità e ora l'azienda è guidata dal nipote, Michele Bauli, presidente di Confindustria Verona.

Il 25 dicembre è ancora lontano, ma di sicuro la famiglia Bauli saprà onorarlo con una grande festa che accomunerà la città di Verona al marchio che meglio la rappresenta nel mondo.

«A Natale puoi».

Commenti