Politica

Addio al doppio mandato. L'ultima giravolta dei grillini

Archiviato il tetto per parlamentari e amministratori locali. Dopo l'invenzione del "mandato zero", i grillini abbattono anche l'ultimo tabù. I rischi sul Colle e le previsioni disastrose per le politiche

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Era l'ultimo tabù, l'unico residuo dell'ideologia pentastellata che ancora restava in piedi dopo l'apertura al finanziamento pubblico ai partiti. Ora anche il tetto ai due mandati per gli eletti grillini verrà superato. Ma non formalmente, perché l'idea non piace affatto a Beppe Grillo. Il come, dunque, è ancora da decidere.

La via più probabile è quella della deroga ad personam, per dare a Giuseppe Conte la garanzia di riportare in Parlamento i fedelissimi e i nomi di peso del Movimento. Se per Virginia Raggi era stato inventato lo stravagante "mandato zero" - tanto che l'ex sindaca di Roma siede all'opposizione nel Consiglio capitolino - parlamentari e amministratori locali godranno di lasciapassare in base a regole dalla logica a dir poco ballerina. Qualche esempio: se il tetto dei due mandati è raggiunto, ma il primo è stato da consigliere regionale o comunale, ecco pronta la deroga. Che varrà anche per chi nei due mandati da parlamentare ha ricoperto la carica di ministro.

Il problema è che, così facendo, qualche big pentastellato verrebbe comunque tagliato fuori. É il caso di Paola Taverna, che siede al Senato per il secondo mandato. Per questo, il biglietto per il terzo incarico potrebbe essere rilasciato anche per meriti soggettivi. Capigruppo ed ex sottosegretari verrebbero comunque messi in lista con la giustificazione che al Movimento serve ancora il loro contributo. Con buona pace dell'uno vale uno. E le grane non finiscono qui: un'altra regola sacra dei grillini è che ci si presenti alle elezioni politiche dove si è residenti. Ma, visto il crollo nei sondaggi, in alcune Regioni si rischia di non eleggere neppure un deputato. Il compito di sbrogliare la matassa delle candidature spetterà al Comitato di garanzia composto da Luigi Di Maio, Virginia Raggi e Roberto Fico.

Tutto, per ora, è rimandato alla primavera. Prima c'è la partita cruciale del Quirinale, che per i 5Stelle rischia di essere un passaggio sanguinoso. Senza un candidato proprio e con decine di parlamentari consapevoli che alle prossime politiche non saranno rieletti, Conte è consapevole che imporre un nome ai gruppi di Montecitorio e Palazzo Madama è una missione pressoché impossibile. Del resto, il 33% di tre anni fa è irripetibile e con il taglio di 345 parlamentari, voluto proprio dai 5Stelle, solo una frazione degli onorevoli attuali avranno un posto assicurato nella prossima legislatura. Nel 2018, il Movimento poteva contare su 339 eletti, già oggi ridotti a 233 dopo espulsioni e addii. Basta un calcolo veloce con i sondaggi attuali sotto mano per prevedere che al prossimo giro entreranno in parlamento all'incirca un'ottantina di grillini.

Dimostrazione che non sarà più sufficiente una dozzina di voti online per sedere sugli scranni del Parlamento.

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