Addio "signorina buonasera" rendevi gentile perfino la tv

Dal 1953 al 1993 è entrata con garbo nelle case di tutta Italia. Ma non fu solo una annunciatrice

Quando succedono queste cose, ci si accorge che il tempo non tiene sempre la stessa velocità di crociera. A volte accelera e fila via come un motoscafo, di quelli che vediamo in questi giorni al mare, con sopra tante belle signorine. Belle, bellissime, ma di una bellezza diversa rispetto a quella delle «signorine buonasera». Che erano belle come una zia, come una commessa della Rinascente, coma una maestra.

Adesso che la più «signorina buonasera» d'Italia, Nicoletta Orsomando, la quale lo è stata per 40 anni e 67 giorni, dal 22 ottobre del 1953 al 28 dicembre del 1993, record mondiale, ha lasciato la sera per entrare nella notte, bisognerebbe rimettere su il disco dell'Aria di Saturno di Roberto Lupi. La ricordate? Oboe, arpa e archi che mandavano a riposare nelle teche Rai ogni giornata di trasmissione. E mandavano a letto gli italiani più nottambuli (allora si era nottambuli, intorno alle 23), rimboccando loro le coperte. Molti uomini italiani, di lì a poco, le avrebbero persino sognate, le «signorine buonasera», con buona pace di mogli e fidanzate. Ecco che cos'erano le annunciatrici tv, quando il tempo teneva la velocità di crociera: sacerdotesse di un culto in bianco e nero, pudiche compagne di un immaginario viaggio in treno, senza nemmeno la possibilità di sedurre accavallando le gambe, perché le gambe era impossibile vederle, condannate com'erano, poverette, alla cintura di castità del mezzobusto.

Chi era bambino negli anni Sessanta non aveva ancora sviluppato un concreto interesse per le gambe delle signorine, ma ricorda, di Nicoletta Orsomando, un particolare decisivo: gli occhiali. Prima, molto ma molto prima, quando lei aveva esordito annunciando, per la sperimentale tv dei ragazzi un croccantissimo documentario sull'Enciclopedia Britannica, gli occhiali non li portava. Del resto, i genitori di quei bambini non si erano nemmeno conosciuti... Ma poi sì, li portava. Erano il suo segno distintivo. A un certo punto, quando alzava la mano destra per toglierseli, come una professoressa nell'atto di chiamare alla lavagna questo o quello dopo aver dato una scorsa al registro, tutti capivano che l'annuncio stava per finire. Che la signorina (ora signora) Orsomando sarebbe tornata nell'anonimato del silenzio, per ricomparire alla fine del programma e annunciarne un altro.

E poi c'era la voce, una voce vellutata e carezzevole che, giovanissima, lei aveva usato per alcune esperienze in teatro. Poi il padre Giovanni, clarinetto solista nella banda della fanteria, le aveva consigliato di partecipare al provino della Rai. Da Casapulla, in quel di Caserta, a Roma, il passo era lungo. E lei lo fece, pur non usando le gambe, né per muoversi, né per altro. Quarant'anni più 67 giorni sono durati per Nicoletta Orsomando quei fogli raramente sbirciati, perché la «buonasera» richiedeva buona memoria, dalle prove nel grigio giurassico dei Cinquanta fino ai Novanta sberluccicanti in cui la Rai dovette fare i conti con la concorrenza di altre signorine lanciate su altre reti, e con le gambe in evidenza.

Misura, eleganza (anche dentro vestiti che ricordavano, e ricordano, quelli della regina Elisabetta), la rara dote di assentarsi quando il lavoro era finito. Semmai partecipando, con qualche cameo in cui recitare sé stessa, ad alcuni film leggerissimi e scacciapensieri. Sì, ci fu il Festival di Sanremo del '57, con Nunzio Filogamo, e nel '66 il ruolo di presentatrice di Un disco per l'estate. Sì, ci furono, decenni dopo, le ospitate a vari programmi sulla lunghezza d'onda della nostalgia.

Sì, ci furono le rimpatriate in favore di telecamera con colleghe come Mariolina Cannuli e Rosanna Vaudetti.

Ma Nicoletta Orsomando, nella storia della televisione italiana resta per tutti, nonostante il tempo sfrecci oggi alla velocità di uno yacht, uno sguardo dolce e una parola buona: «Buonasera». Da «signorina» a signora.

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