Ci risiamo. Un'altra clamorosa inchiesta giudiziaria finisce nel nulla seminando danni e macerie. È durato infatti meno di un mese il teorema dei pm della procura antimafia secondo il quale Fabrizio Palenzona, importante finanziere e vicepresidente di banca Unicredit, faceva parte di un'associazione a delinquere che distribuiva piaceri a imprenditori considerati vicini ai vertici di Cosa Nostra. Un'accusa grave e infamante che non ha superato l'esame dell'udienza preliminare. Tutte balle, ha sentenziato il giudice, Palenzona va prosciolto per non aver commesso il fatto.
Ora, si dà il caso che Fabrizio Palenzona non sia stato l'unico, in questo mese, a soffrire ingiustamente. A rimetterci soldi e salute sono state anche le migliaia e migliaia di risparmiatori piccoli azionisti di Unicredit, il cui titolo in Borsa ha perso valore per le tensioni generate da uno scandalo che si è rivelato inesistente. Unicredit, infatti - e quei soloni dell'antimafia dovrebbero saperlo -, non è il negozio sotto casa, ma la seconda banca italiana, certamente la più internazionale. Non le leggi, non i codici, ma il semplice e puro buonsenso dovrebbe consigliare ai magistrati che, prima di spedire avvisi garanzia e ordinare sequestri ai vertici dei colossi che tengono in piedi il Paese, si dovrebbero avere già in mano prove schiaccianti e definitive. Non si possono destabilizzare un'azienda e i mercati finanziari sulla base di teoremi o voci raccolte in portineria, è da folli mettere a rischio i risparmi dei cittadini, senza difese di fronte a improvvisi crolli dei titoli azionari. È successo con Finmeccanica (il numero uno Giuseppe Orsi arrestato per tangenti all'India e alla Lega, prosciolto), con l'Eni (l'ad Paolo Scaroni indagato per tangenti alla Nigeria, assolto), con Fastweb (un anno di carcere preventivo per l'ad Silvio Scaglia, prosciolto). E ora è toccato a Unicredit.
Non esiste Paese al mondo che permetterebbe un simile scempio nei confronti della propria ricchezza e stabilità economica.
Altro che piangere nei loro congressi. Questi magistrati sono un pericolo reale, una classe politica responsabile li fermerebbe senza alcun indugio, riportando la giustizia a quella cosa seria che dovrebbe essere e che purtroppo da troppo tempo non è più.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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