Adesso l'Europa ha paura. Da Macron a Johnson: peggior crisi da un secolo

In Francia scuole chiuse da lunedì. Londra: «Perderete molti familiari, 10mila contagi»

Adesso l'Europa ha paura. Da Macron a Johnson: peggior crisi da un secolo

Emmanuel Macron parla ai cittadini in diretta tv e avverte che la Francia si trova di fronte alla più grave crisi sanitaria da un secolo a questa parte. Il presidente annuncia la chiusura di scuole e università da lunedì, nuove misure per vietare gli assembramenti, e chiede ai francesi di limitare gli spostamenti e alle imprese di agevolare il telelavoro. Boris Johnson avvisa gli inglesi della «peggiore crisi sanitaria in una generazione», con il Regno Unito che potrebbe già avere fra i 5mila e i 10mila infetti e «molte famiglie, molte più famiglie che perderanno i loro cari prima del tempo». Angela Merkel, dopo aver invitato le regioni a vietare eventi con oltre mille spettatori e raccomandato ai cittadini di sostituire con un sorriso le strette di mano, fa sapere che annuncerà oggi ampie misure per sostenere l'economia tedesca di fronte a una «sfida sconosciuta», a una situazione «più grave della crisi finanziaria del 2008». «È nostro compito salvare vite umane - dice la Cancelliera - ma anche l'economia deve rimanere in piedi».

Contro il coronavirus ora scendono in campo i principali leader europei, cambiano i toni, che si fanno ben più drammatici, si annunciano nuove e più dure contromisure in Europa, ma il continente si muove ancora in ordine sparso nella lotta al Covid-19, che ha colpito 116 Paesi e contagiato 131mila persone nel mondo.

Lo scenario italiano è quello che ormai tutti gli altri Paesi europei sanno di dover affrontare a breve. E sull'Europa aleggia lo spettro del possibile collasso dei sistemi sanitari dei singoli Paesi, come ha avvertito l'Unione europea. Un terzo degli Stati membri dell'Ue ha chiuso le scuole, alcuni Paesi continuano ad alzare barriere per proteggersi dagli «untori». Dopo l'Austria e la Slovenia, che hanno semi-blindato le frontiere con l'Italia, la Repubblica ceca introduce lo stato d'emergenza e lo stop agli arrivi da 15 Paesi, incluso il nostro. C'è la matematica certezza che il virus sarà prepotente ovunque in Europa.

Perciò i toni cambiano anche a Londra, dove i casi verificati di contagio sono ufficialmente 600 e i morti 10, anche se l'approccio è più blando rispetto a Parigi. Boris Johnson, dopo aver minimizzato, (ma stanziato 12 dei 30 miliardi della Finanziaria alla lotta al coronavirus), ammette che si è entrati nella fase due del piano del governo: serve «ritardare», serve l'autoisolamento. Il primo ministro si affida ai numeri del consigliere scientifico del governo Patrick Vallance e avverte che tra le 5mila e le 10mila persone è probabile siano già contagiate, chiede ai cittadini di restare a casa se hanno sintomi influenzali e tosse e ammette che il Paese è solo quattro settimane indietro all'Italia. Eppure Johnson non chiude le scuole, come annunciato ieri da Irlanda, Norvegia, Malta e Belgio, e non ferma i grandi eventi, già vietati in Scozia oltre le 500 persone. Niente restrizioni nemmeno sui grandi avvenimenti sportivi: «C'è una probabilità molto bassa che tante persone si infettino in uno stadio», spiega Vallance.

Macron invece invoca il principio: la salute prima di tutto.

Non ferma i mezzi pubblici né le municipali di domenica ma chiede agli over 70 di restare a casa, promette che la Ue agirà unita per evitare la crisi economica e annuncia che oggi chiamerà Trump, chiedendo un'iniziativa del G7. Per ora 2867 casi in Francia, 61 decessi: «Tutti gli specialisti ci hanno detto che, malgrado i nostri sforzi, il virus continua a diffondersi».

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