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Adesso tocca a Pizzarotti sotto inchiesta per un abuso

Nella giunta cavia di Parma il sindaco finisce nella bufera. Prima indìce un bando poi assume per chiamata diretta due dirigenti del teatro Regio

Adesso tocca a Pizzarotti sotto inchiesta per un abuso

I n piazza Garibaldi si è fermato anche l'orologio del Palazzo del Governatore. Alcuni operai si sono appesi alle grandi lancette per riparare il meccanismo, ma il tempo sembra essere tornato indietro. A un passato che i grillini avevano promesso di cancellare. E invece: tu quoque, Federico. Indagato pure lui. Federico Pizzarotti, sindaco «cavia» del nuovo che avanza, nella città laboratorio dei 5 stelle, ieri è finito in una trappola per topi da prima Repubblica. Pizzarotti come Nogarin a Livorno e la Capuozzo a Quarto: benvenuto nel «club». Fra 10 giorni saranno 4 anni esatti dalla sua elezione, ma alla ricorrenza, «re Federico» arriverà con un'indagine per abuso d'ufficio per le nomine alla presidenza del teatro Regio. In linea con quella vecchia politica che voleva combattere, in bilico su un doppiopesismo che spesso ne ha caratterizzato l'azione: giustizialismo verso gli altri, autoassoluzione in casa.

Nell'autunno 2014 Pizzarotti aveva indetto un bando, o meglio una «ricognizione esplorativa», per individuare il candidato ideale alla dirigenza del teatro, dopo le dimissioni di Carlo Fontana, ex sovrintendente della Scala, chiamato in extremis a sanare la complicata situazione del teatro. Alle nomination parteciparono in 30 poi, è il caso di dirlo, il colpo di scena: Pizzarotti si rimangia tutto e procede per nomina diretta, affidando la direzione ad Anna Maria Meo. Ad affiancarla, come consulente esterna, è stata chiamata sempre extra selezione, Barbara Minghetti, dal teatro Sociale di Como. A molti la chiamata senza bando era apparsa irrituale, tanto più secondo il credo di trasparenza grillina. Il senatore Giorgio Pagliari (Pd) nel gennaio 2015, aveva anche predisposto un esposto denuncia che ha portato oggi alle indagini e ai cinque (per ora) avvisi di garanzia. Alcuni partecipanti al «bando non bando» avevano fatto ricorso al Tar che poi respinse perché la formulazione dell'indagine esplorativa per l'incarico prevedeva, all'articolo 11, che il Cda del Regio potesse anche non tener conto delle candidature e «procedere, in ogni momento, alla revoca dello stesso».

Il curriculum della neo dg finì sotto la lente delle polemiche: storica della musica, grande esperienza nell'incoming turistico e nell'organizzazione di festival teatrali, non aveva però mai diretto un teatro storico, a differenza di molti più qualificati partecipanti alla prima scrematura. I tempi della giustizia hanno recapitato l'avviso di garanzia a Pizzarotti già da qualche settimana: lui ha già chiesto di essere ascoltato e in agenda, oltre alla sua ricandidatura, ancora non dichiarata, per il prossimo anno, potrà studiare la sua difesa. «Dissidente» da sempre, per essere stato meno ligio ai dettami del grillismo più ortodosso, contrario ai processi mediatici e alle epurazioni via mail. Ora il processo in piazza sarà il suo, da celebrarsi nel suo ultimo anno di mandato. Considerati però i recenti guai dei sindaci grillini ad accomunarne il curriculum sembrano, oggi, più gli avvisi di garanzia che le idee.

Parma, poi, da mesi versa in una situazione paradossale: due consiglieri grillini sono fuoriusciti dalla maggioranza, andando a formare un gruppo 5 stelle in minoranza. Conservando però il simbolo. Un unicum. Ieri il sindaco ha lavorato come al solito. Ha ricevuto il presidente della squadra di rugby, no taccuini, larghi sorrisi, una dichiarazione su Facebook: «È un atto dovuto: era noto ci fossero indagini, collaborerò». Dal direttorio sono arrivate richieste di chiarimenti con Roberto Fico a chiedere un passo indietro nel caso si provassero irregolarità, mentre la candidato sindaco all'Urbe, Virginia Raggi, sull'ipotesi dimissioni, ha chiuso secca «Valuterà lui». A difenderlo i suoi e Nogarin. Silenzio da Grillo.

Intanto al Regio stanno per arrivare star del calibro di Bolle, Bollani e i Berliner Philarmoniker, che suoneranno però all'aperto. Sperando non piova sulla musica.

Nemmeno la polemica.

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