Roma Una crisi diversa da quelle finanziarie come fu quella del 2008. Presto potrebbe arrivare una crisi che partirà e colpirà soprattutto l'economia reale. Quindi produzione e, a cascata, redditi. Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco non si fa problemi a dire che l'economia italiana potrebbe chiudere l'anno con il segno meno. «Qualcuno dice che ci sarà un'altra recessione, è possibile. Bisogna capire come si reagisce, quella prossima sarà reale, le altre due sono state finanziarie, avrà origini diverse, in parte geopolitiche, in parte legate al cambiamento tecnologico e nel mondo del lavoro», ha spiegato nel corso della presentazione del suo libro intitolato Anni difficili.
Tra le emergenze italiane, «il crollo degli investimenti privati, al quale si è accompagnato quello non meno grave degli investimenti in infrastrutture e altre opere pubbliche». Il segno delle difficoltà del nostro sistema di rispondere «alle sfide poste dalla globalizzazione, dalla straordinaria affermazione di nuove tecnologie, dagli andamenti demografici».
Visco ricorda gli anni più recenti in cui l'Italia è stata in recessione, dopo la crisi finanziaria globale.
Anche allora gli investimenti erano calati. Tra il 2007 e il 2013 «hanno subito un calo del 30 per cento». E oggi «sono ancora largamente inferiori al livello pre-crisi». Come dire, ci sono le condizioni per un'altra recessione, senza che siano stati risolti i problemi causati dalle precedenti.
La soluzione è «assicurare che le imprese operino in un contesto macroeconomico favorevole in termini di livello della pressione fiscale, funzionamento del mercato del lavoro, disponibilità di infrastrutture ed efficienza della pubblica amministrazione», ha proseguito Visco, aggiungendo che «un fattore essenziale per gli investimenti è la disponibilità di risorse finanziarie per le imprese, adeguate in quantità e qualità».
Non servono invece le principali misure economiche messe in campo dal governo. In particolare Quota 100. «Pensare - dice il governatore di Bankitalia - che si risolvano i problemi mandando a casa persone che poi vengono sostituite da altre non è una soluzione strutturale e nemmeno congiunturale». Anche perché «chi va a casa andando in pensione prima non trasferisce il suo lavoro perché - osserva Visco - magari ci sono delle nuove tecnologie e le imprese non hanno bisogno di assumere».
Toni più concilianti sui rapporti con il governo e sulle polemiche a proposito del ruolo di Bankitalia. «Non vedo quale sia l'attacco all'autonomia. Non c'è attacco, c'è a volte una visione incerta sulla responsabilità».
Facendo riferimento agli attacchi di Lega e del M5S, Visco si dice «d'accordo» con chi «dice che non ci può essere indipendenza con irresponsabilità». E sulle riserve auree? «Una legge c'è», si limita a commentare. Quindi, nessuna incertezza, come sostenuto dalla Lega, che vuole una nuova legge.
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