Francesca Angeli
Roma Ministro Orlando contro ministro Costa. Adozioni per le coppie gay? Non ci sono veti, devono decidere i giudici caso per caso, sempre nell'interesse del minore. È il ministro della Giustizia, Andrea Orlando a confermare quello che nella maggioranza, tranne forse ai rappresentanti dell'Ncd, era già chiaro a tutti: l'orientamento dell'esecutivo di Matteo Renzi è di decisa apertura verso la famiglia omosessuale e la stepchild adoption. Quindi si riapre la frattura con gli esponenti cattolici di Area popolare che poi si allargherà ad altre tematiche come l'eutanasia e la liberalizzazione delle droghe leggere.
Dopo l'affondo del ministro agli Affari Regionali Ncd, Enrico Costa, che ha criticato «le sentenze creative dei giudici» alludendo ai numerosi provvedimenti dei Tribunali dei minori che hanno dato il via libera all'adozione per coppie dello stesso sesso, ieri il Guardasigilli durante un'audizione in commissione Giustizia alla Camera ha espresso una posizione opposta.
«La legge affida al giudice il compito di valutare quale sia la soluzione migliore per assicurare la continuità affettiva al minore - ha spiegato Orlando in commissione -. Non c'è una ricetta che possa valere una volta per tutte né una legge può circoscrivere il campo. Perciò siamo noi legislatori a chiedere ai giudici di interpretare la legge». Il giudice dunque, ha puntualizzato il ministro, deve sempre tenere al centro «la tutela del minore» e poi decidere caso per caso. Il problema grave per Orlando è un altro: ci sono 300 minori che sono stati dichiarati adottabili ma che sono ancora in attesa di una famiglia che li accolga.
Le parole di Orlando scatenano la reazione dei cattolici di Area popolare. Il capogruppo Ap in commissione Giustizia, Nino Marotta, interviene per chiarire «una volta per tutte che il giudice applica la legge, non la interpreta». Critica pure Paola Binetti che ricorda come la Convenzione di New York del 2001 rivendichi per il bambino «il diritto ad una famiglia». Per Maurizio Lupi, presidente dei deputati di Ap, il giudice «non è creatore della legge e deve muoversi entro i parametri fissati dal Parlamento».
Costa, che ha la delega sulla Famiglia e sarà a sua volta in commissione Giustizia domani, ribadisce che la legge appena varata non ammette la stepchild adoption. Ma su questo punto viene smentito dalla prima firmataria del testo sulle unioni civili. Monica Cirinnà. «Il ministro dovrebbe rileggersi che restano applicabili tutte le norme in materia di adozioni - dice la senatrice del Pd -. I giudici non hanno le mani legate e possono continuare a fare il loro lavoro per il bene dei bambini». Insomma il testo appena licenziato dal Parlamento non disciplina le adozioni per le coppie gay ma neppure le proibisce.
Preoccupazione per quella che potrebbe rappresentare una apertura di fatto anche se non di principio alla maternità surrogata viene espressa dall'azzurra Elena Centemero.
«Dispiace vedere che il Pd non ha il coraggio di dire un no chiaro e netto alla maternità surrogata - afferma la Centemero -. Noi continueremo questa battaglia affinché questa pratica venga messa al bando a livello internazionale».Dunque chi pensava che con il via libera alle unioni civili si fosse chiusa la partita si sbagliava di grosso.
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