Registrano perdite per 2,5 miliardi di euro, rinunciano a mollare l'ex Ilva e nella causa contro il governo «fanno tre passi indietro», stando alla velina gongolante messa in circolo dal ministero guidato da Stefano Patuanelli (foto). Com'è possibile allora che ieri la Borsa di Parigi abbia premiato Arcelor Mittal con un super rialzo del 10,4 per cento? Per capirlo, bisogna ricostruire cosa è davvero successo in questi mesi di confronto tra il colosso franco indiano dell'acciaio e lo sprovveduto governo italiano. Per arrivare a concludere che, in realtà, come dice l'analista finanziario Gianclaudio Torlizzi, fondatore della società di consulenza T-Commodity, «Arcelor ha fatto un affarone». Stamattina i legali dei commissari dell'ex Ilva e quelli della società si presenteranno in tribunale a Milano con il cosiddetto «pre accordo», poche pagine firmate di comune intesa con lo scopo di ottenere dal giudice un ulteriore rinvio di due-tre settimane per arrivare a un nuovo piano industriale che salvi lo stabilimento di Taranto. L'unica certezza del nuovo piano è che, rispetto all'accordo firmato il 6 settembre scorso con il governo gialloverde, prevederà un alleggerimento dell'impegno finanziario per ArcelorMittal, che all'epoca si impegnò a investire 4,2 miliardi di euro. Se le indiscrezioni saranno confermate, lo Stato garantirà all'azienda uno sconto sulle «rate» che il gruppo indiano deve ancora versare. In più, si punta a formare una newco con una forte partecipazione pubblica attraverso Invitalia per investire sulla conversione «green» dello stabilimento. In sintesi, lo Stato si accollerà parte dei costi. Ci sono in realtà ancora nodi da sciogliere perché questo scenario si avveri, tra cui il famoso scudo legale cancellato dal governo, fornendo così all'azienda l'appiglio per contestare gli accordi.
Ma non è tutto. «Non sposo la teoria secondo cui l'azienda ha cavalcato le difficoltà di Ilva -spiega Torlizzi- però è realistico dire che la prospettiva di un calo di produzione a Taranto, insieme a una generale razionalizzazione del comparto, ha portato alla riduzione dell'offerta e al rialzo dei prezzi dell'acciaio: il coils base è passato da 390 euro di fine 2019 agli attuali 450 euro».
Il riflesso sulle prospettive di Arcelor Mittal è evidente: l'azienda ha staccato un dividendo di 30 centesimi per azione, contro le attese di 20 centesimi. «Di certo -conclude Torlizzi- a queste condizioni la prospettiva di un ingresso dello Stato al mercato piace. Il governo se l'è giocata proprio male». Il rialzo in Borsa è un indizio.
L'altro, è l'ottimismo di Lakhsmi Mittal che ha ricordato come all'origine del caso di Ilva ci siano questioni di mercato e «il cambio del governo e delle norme», dicendosi convinto però che alla fine si arriverà «alla creazione di valore». Resta da vedere per chi. Beffa finale: ieri la Cassazione ha confermato: Fabio Riva è innocente per le morti da amianto.
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