Lanciata in scioltezza verso lo scudetto numero 33, in piena corsa per la finale di Champions: e però col rischio di vedersi piovere addosso, nel giro di dieci giorni, una doccia ghiacciata dalla giustizia sportiva. A scaraventare la Juventus nell'inquietudine è ieri il procuratore federale Giuseppe Pecoraro, l'investigatore della Figc, che si presenta per un'audizione davanti alla Commissione parlamentare Antimafia. E racconta senza giri di parole che l'inchiesta della Procura di Torino sulle commistioni tra criminalità organizzata e capi ultras è transitata pari pari nelle carte della Federcalcio: comprese le tracce documentali di rapporti diretti tra esponenti di spicco della Juventus e malavitosi calabresi. Cinquemila pagine di documenti sono agli atti dell'ufficio inchieste, che intorno alla metà di marzo tirerà le sue conclusioni. Poiché si tratta di un terreno terribilmente minato, è comprensibile il nervosismo con cui le notizie sulla audizione di Pecoraro vengono accolte dai vertici della società bianconera, con Andrea Agnelli che si precipita a dichiarare alle agenzie «non ho mai incontrato i boss». Ma a parlare esplicitamente di contatti tra Agnelli e gli esponenti del clan Pesce è stato proprio Pecoraro davanti ai deputati e senatori dell'Antimafia. Tanto che il segretario della Commissione, Angelo Attaguile, annuncia che Agnelli dovrà comparire davanti ad essa per spiegare come e perché la sua società interloquisse con i malavitosi. «Chi sono - ha spiegato Pecoraro all'Antimafia - i dirigenti che hanno contatti con queste persone? Sono: il dottor Carugo, il dottor Merulla, il dottor D'Angelo e il presidente Agnelli. Anche il direttore generale Marotta ha avuto rapporti seppur occasionali con il mondo degli ultras ma non è stato coinvolto nella nostra indagine».
Ci sono, come è noto, alcuni contatti che la Juventus non può negare, anche se rivendica la loro liceità: sono quelli che vedono per protagonisti il capo della security bianconera, Alessandro D'Angelo, il capo della biglietteria Stefano Merulla e anche Marotta. Tema: l'offerta di biglietti alle tifoserie ultras in cambio della pace allo Juventus Stadium. Peccato che i club di curva fossero ormai di fatto una emanazione dei clan calabresi, in particolare dei Dominello di Rosarno. Il boss, Rocco Dominello, è in rapporti più che cordiali con il security manager D'Angelo. E sempre a Rocco arrivano in albergo i biglietti mandati personalmente da Marotta, con l'appunto «massima riservatezza».
Rapporti leciti, probabilmente inevitabili: così la Juve ha sempre giustificato l'imbarazzante situazione. Certo le cose cambierebbero se si scoprisse che gli 'ndranghetisti sono arrivati fino al rampollo di casa Agnelli.
Ci fu il contatto? Ha ragione Pecoraro, che ne parla, o Agnelli che lo nega? Lo stesso Pecoraro a sera specifica: «Stiamo valutando le memorie difensive della Juventus. Tra l'altro ho chiesto che l'audizione fosse secretata».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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