Aiuti da restituire, è allarme imprese

Confindustria: "Rischio procedura per aiuti di Stato". L'Europa prova a rassicurare

Aiuti da restituire, è allarme imprese

C'è il rischio che entro il 30 novembre le imprese debbano restituire gli aiuti legati all'emergenza-Covid. È l'allarme che il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi (nella foto a sinistra), ha lanciato ieri. «Tutti gli investimenti che sono stati messi in campo in questo momento sono all'interno del framework europeo degli aiuti di Stato», ha spiegato durante l'assemblea di Confindustria Romagna. Il tetto massimo di questi sussidi è di 800mila euro per gruppo d'imprese. «Coloro che hanno aziende grandi, medio-grandi, o più partecipazioni vengono considerati come un'unica impresa», ha aggiunto ricordando una circolare recentemente pubblicata dal dipartimento delle Politiche Ue. Non si può escludere, pertanto, che al versamento saldo Irap del 30 novembre le aziende debbano restituire la parte eccedente gli 800mila euro di aiuti. «Non è questo il metodo di lavoro, il comportamento che mi aspetto dal mio governo e dal mio Stato», ha concluso Bonomi.

Secondo il dipartimento retto dal ministro Enzo Amendola, «non sussiste alcun pericolo che alcune imprese italiane debbano restituire parte delle agevolazioni e dei sussidi ricevuti quest'anno». La Commissione Ue, ricorda una nota, «ha aperto uno spazio importante per la copertura dei sussidi alle imprese; sono in corso interlocuzioni tra Roma e Bruxelles per la corretta interpretazione della complessa normativa in materia, ma l'eventualità paventata della restituzione può essere esclusa». Una lettura ottimistica che, al momento, attende ancora una conferma fattuale.

Ma a cosa vanno incontro le imprese che sforano la soglia? Lo spiega bene il commercialista Paolo Rossi. «Il rischio è restituire il saldo e l'acconto Irap stralciato nello scorso giugno», dice al Giornale sottolineando che il limite della misura è ampio e «ricomprende le imprese fino a 250 milioni di fatturato». Nel regime de minimis, prosegue, «rientrano anche i finanziamenti garantiti dal Fondo di Garanzia fino a 5 milioni di euro e anche quelli di importo superiore garantiti da Sace». Per questi ultimi l'aiuto di Stato è rappresentato dal costo di mercato di una fideiussione. «In questo caso si rischia o di ricevere un finanziamento di importo inferiore alla richiesta o di dover restituire gli aiuti a fondo perduto», osserva Rossi ricordando che «quando è stata emanata la norma per lo stralcio dell'Irap pensavamo che, essendo un fatto eccezionale, fosse già fuori dal regime de minimis, ma in questo modo è una trappola».

Intanto la Bce sta pensando di riarmare il bazooka della liquidità. Ieri il presidente Christine Lagarde (nella foto a destra), al termine del consiglio direttivo ha sottolineato che «la Bce c'è stata nella prima ondata e ci sarà nella seconda». A dicembre, in occasione della pubblicazione delle nuove proiezioni economiche, rivaluterà «le prospettive e la bilancia dei rischi», che sono in ogni caso «chiaramente orientate al ribasso», e agirà di conseguenza. Secondo le stime degli analisti è probabile che aumenti la potenza di fuoco del piano di acquisti di titoli di Stato per l'emergenza pandemica (Pepp) fra 400 e 500 miliardi, portandolo largamente oltre la soglia dei 2mila miliardi.

La ripresa sta «perdendo slancio più rapidamente del previsto», ha chiosato Lagarde rilevando che il settore dei servizi che sta «visibilmente rallentando». Il quarto trimestre evidenzierà, pertanto, una netta frenata della crescita ed è già tempo di pensare a nuove misure eccezionali.

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