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Gli aiuti? Sono sempre un autogol

Il trattamento contabile dei crediti legati ai bonus edilizi elaborato da Eurostat e Istat ha riacceso i riflettori sul tema

Gli aiuti? Sono sempre un autogol

Il trattamento contabile dei crediti legati ai bonus edilizi elaborato da Eurostat e Istat ha riacceso i riflettori sul tema. Al di là delle questioni di bilancio, è ormai evidente che quelle misure non sono più replicabili: si è trattato di un grave errore ed è bene prenderne atto. All'origine della politica dei bonus (che hanno riguardato non soltanto le ristrutturazioni, ma anche i televisori, i condizionatori e molto altro) ci sono essenzialmente due sofismi. In primo luogo, c'è un vizio dirigista, legato alla pretesa dei politici di sapere meglio di noi cosa si deve fare con la ricchezza che produciamo. In sintesi, la classe politica prende i nostri soldi e poi ce li ridà, ma soltanto se facciamo alcune cose. Il risultato è che, in molti casi, siamo indotti a compiere investimenti che non avremmo scelto se non ci fossero stati quegli incentivi. La politica distorce il mercato e alla fine impoverisce la società nel suo insieme. Oltre a ciò, è chiaro che questa politica economica che ha conosciuto il suo parossismo nella fase più grillina della storia recente è viziata da una prospettiva keynesiana. In sostanza, molti ritengono che se lo Stato prende i nostri soldi e li spende l'intera società ne trarrà beneficio; e questo perché i lavoratori che sono pagati dal settore pubblico con i loro salari acquisteranno nuovi vestiti, i dipendenti del tessile consumeranno più carne, gli allevatori mangeranno più arance, e via dicendo. Keynes parlava di «moltiplicatore», lasciando intendere che il denaro speso dallo Stato aumenta sempre più; oggi su molti giornali possiamo leggere, e in fondo è la stessa cosa, che i bonus avrebbero creato un «effetto volano» e in tal modo favorito la crescita. Ovviamente queste sono sciocchezze, dato che se la ricchezza fosse rimasta a chi l'ha generata questi l'avrebbe impiegata secondo i propri progetti, oppure avrebbe capitalizzato nella prospettiva di investimenti da realizzarsi più tardi. Dei due argomenti usati a difesa delle politiche assistenziali basate sui «bonus» davvero è difficile dire quale sia il più scadente, ma è interessante rilevare come l'ultimo rapporto della Procura europea collochi l'Italia al primo posto nella classifica dedicata ai Paesi con le maggiori malversazioni. In effetti, da noi il totale delle frodi arriva a 3,2 miliardi di euro. Nessuna sorpresa, poiché dove lo Stato è più presente nella società, essa è più corrotta. È comunque vero anche l'opposto, perché in una società nella quale il numero dei veri imprenditori cala (perché soddisfare i consumatori è faticoso) mentre cresce quella vasta area grigia in cui è possibile fare profitti all'ombra del potere, è abbastanza inevitabile che quasi l'intera politica economica sia all'insegna del dare e dell'avere.

E quindi all'insegna di bonus generosamente elargiti da politici e burocrati.

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