Cronaca locale

Alatri, il dolore degli amici del 18enne ucciso "Thomas non era nella rissa, divideva i litiganti"

Indagini concentrate sullo scooter usato nell'agguato. Non era stato rubato

Alatri, il dolore degli amici del 18enne ucciso  "Thomas non era nella rissa, divideva i litiganti"

Roma. Alatri come Siculiana. Tutti sentono, nessuno parla. Intanto gli inquirenti temono una vendetta trasversale per l'omicidio di Thomas Bricca. Mentre il vero obiettivo, l'amico di origine marocchina, è sotto protezione, la cittadina ciociara vive nel terrore.

Un clima pesante, quello che si respira fra le antiche mura del paesino arroccato del Basso Lazio, da quando è scoppiata la guerra fra bande per le piazze di spaccio. Una faida violentissima in cui si è trovato in mezzo anche Tommy. «Si ma lui non ha partecipato alla rissa di domenica - spiegano gli amici che fanno la spola tra il Girone e il vicolo del Torrione - Anzi lui ha cercato di dividere quelli che si menavano». I ragazzi si fermano sulle scalette che danno sul parcheggio di via Liberio, scuotono la testa. Ancora non credono che Tommy, l'amicone sempre pronto a difendere gli amici, se ne sia andato per sempre. Morto dopo un'agonia di 40 ore.

Pochi i punti fermi di questo dramma e su questi starebbero lavorando i carabinieri. Il T-Max scuro con targa coperta da uno straccio. Non risultano moto così, rubate nei giorni scorsi, come accade quando si pianifica un omicidio di mala. Dunque i due sicari avrebbero agito d'impulso con un mezzo proprio, poche ore dopo la scazzottata in via Roma in cui ha la peggio un 30enne. Usare una moto «pulita» è il primo errore degli assassini. Che decidono per un'azione dimostrativa, ma nemmeno troppo, a colpi d'arma da fuoco. I militari stanno controllando, uno a uno, tutti i possessori del potente maxi scooter della provincia incrociando dati del casellario giudiziario, quelli della motorizzazione civile e gli elementi raccolti negli interrogatori. Manca la prova regina per inchiodare i responsabili, mandanti ed esecutori. In Procura, nonostante le bocche cucite, sono certi di arrivare ai due sicari.

Il secondo errore, secondo gli esperti balistici, è la traiettoria dei due proiettili calcolata alla carlona, sempre se l'intento è quello di spaventare. Il killer che scende dallo scooter è a circa 30 metri dal gruppetto di ragazzi e a un livello più basso di almeno 5 metri. Spunta dal buio del parcheggio e mira a delle sagome, alcuni sono in piedi, altri seduti. Per non lasciare tracce, come un professionista, usa un revolver. Ovvero un'arma a tamburo che trattiene i bossoli. Potente, una calibro 38 special o, addirittura, una 44 magnum visto il proiettile deve percorrere decine di metri con la massima gittata e potenza. Non si vuole avvicinare troppo l'assassino, nonostante il casco teme di essere riconosciuto. Non dice nulla, spara nel mucchio, in direzione del giubbino bianco che di solito indossa l'amico marocchino. Forse mira alle gambe ma non abbassa abbastanza il braccio e calcola male il bersaglio. Il primo colpo va a vuoto. Dopo lo sparo i ragazzi provano persino a scansarsi.

Ne arriva un secondo che, sfiorando alcune inferriate, centra Thomas in fronte.

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