Il papà dello studente assalito: "Fiero di lui, è un vero uomo"

"Affronta questa vicenda con coraggio"

Il papà dello studente assalito: "Fiero di lui, è un vero uomo"

«Quella notte terribile dell'agguato non la dimenticherò mai, è impossibile. Ma ieri sera, alla vigilia di questa giornata, eravamo tranquilli». Alberto Savi ricorda ancora le grida di dolore del figlio, quando rientrato a casa cercava di tamponarsi il viso bruciante con dell'acqua. Ieri ha accompagnato suo figlio Stefano nell'aula del Tribunale di Milano per la prima udienza che vede imputato Alexander Boettcher. Poche ore dopo, raggiunto al telefono, si lascia andare a qualche riflessione.

Come sta Stefano, com'è stata questa giornata?

«Ha scelto lui, in autonomia, di esserci. Mio figlio ormai è un uomo, capace di decidere. Ha voluto guardare in faccia le cose. E devo dire che è andata bene: ha ricevuto un'accoglienza calorosa da parte del pm, degli avvocati delle altre parti offese. Molti si sono complimentanti con lui per il coraggio dimostrato. Io sono sempre stato e continuo a essere orgoglioso e fiero di mio figlio: è un vero uomo, ha saputo affrontare tutta questa vicenda senza mai lamentarsi. Nonostante i momenti di tristezza, che pure, com'è inevitabile, ci sono stati. Perché è ovvio che ci si chieda, talvolta, perché una cosa così terribile debba capitare proprio a chi non c'entra nulla».

Cos'ha pensato vedendo Boettcher?

«Il mio pensiero su queste persone preferisco tenerlo per me. Ci sono dei giudici cui spetta il compito di valutare, il resto preferisco non dirlo».

Come padre qual è il suo maggiore desiderio, adesso?

«L'unica cosa importante è che Stefano riprenda in mano la sua vita. Che riprenda i suoi studi, quando se la sentirà. Adesso sono in standby perché ci sono le cure da affrontare: dopo l'ultima operazione di luglio e le visite di una settimana fa in Francia ci sono medicamenti delicati, creme da mettere. Ci saranno altre operazioni. Lui affronta tutto con la precisione che gli è propria. La sua vita è la priorità. Ma già in questi mesi ha fatto passi da gigante».

Che cosa avete fatto oggi dopo essere usciti dall'aula?

«Io sono andato al lavoro, in ufficio, come al solito. Stefano è andato assieme ad alcuni amici all'ospedale Niguarda per dei controlli di routine.

E anche per un saluto e medici e infermieri, con i quali il rapporto è ormai quasi quotidiano. E che, me lo faccia dire, sono persone di altissima professionalità, dal primario all'ultimo degli infermieri. Non lo hanno lasciato mai solo, dimostrando di essere un'eccellenza».

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