Roma - Nessuna intesa con Alfano e il suo «partito di governo» che ha «mantenuto in vita due esecutivi di sinistra», un'intesa ci sarà solo in Sicilia e a livello locale, su scala nazionale no, «non avrebbe senso. Lei pensa che chi ha collaborato a ridurre il nostro paese in queste condizioni possa davvero tornare a lavorare con noi?».
Sarà pure «corteggiatissimo» in vista di possibili alleanze per il voto dell'isola del 5 novembre, come rivela lo stesso ministro degli Esteri, ma la chiusura in merito a eventuali accordi nazionali con Ap che Silvio Berlusconi detta a Repubblica appare quantomai perentoria. Il dialogo in vista del voto per Palazzo d'Orleans, invece, continua. Ma l'accordo con i centristi resta un rebus. Martedì prossimo l'incontro tra Forza Italia e Alternativa popolare per verificare la possibilità di un'intesa. A Roma si ritroveranno Gianfranco Miccichè, Niccolò Ghedini e Gianni Letta da un lato e Angelino Alfano dall'altro. Un accordo complessivo sul nome di Nello Musumeci - la cui intervista di ieri a La Stampa è stata apprezzata sia dai vertici di Forza Italia che dallo stato maggiore alfaniano - sarebbe possibile. Il problema resta la richiesta del ministro degli Esteri di individuare una sorta di corridoio umanitario a livello nazionale che gli consenta di tornare in partita alle prossime Politiche. E qui la questione si complica.
La chiave di volta potrebbe essere la trattativa sulla legge elettorale e l'abbassamento della soglia di sbarramento. Ma anche in questo caso non è semplice individuare una soluzione ad hoc visto che l'eventuale abbassamento al 3% nei vari incontri non ufficiali tra le forze politiche è stato preso in considerazione soltanto per le forze unite nella stessa coalizione. Alfano, invece, lo vorrebbe anche per chi si presenta fuori da un accordo con altri partiti. Come strumento di pressione Alfano - come extrema ratio - potrebbe usare la possibile convergenza sulla candidatura civica dell'ex rettore di Palermo, Roberto Lagalla. Un nome che potrebbe togliere le castagne dal fuoco anche al Pd.
Trovare il bandolo della matassa, quindi, non è facile. Per il momento si registrano passi avanti per l'accordo complessivo di centrodestra in Sicilia. Giuseppe Castiglione, uomo forte di Alfano nell'isola e sottosegretario per le Politiche agricole, mette nero su bianco le sue aperture: «Apprezziamo gli sforzi e l'intelligenza di Miccichè per aprire un confronto con noi e il nostro programma. Così come c'è un candidato in campo, Musumeci, che riconosce il ruolo di Alternativa popolare e dei centristi, che valutiamo con grande attenzione. Sul piano nazionale noi proseguiamo nel nostro obiettivo di creare una formazione di centro autonoma, popolare, liberale, in grado di parlare a un'area stimata tra il 10 e il 12 per cento. Ciò non toglie che a livello locale possano essere realizzate alleanze come è avvenuto in Lombardia e Liguria».
Un ragionamento su cui anche Fratelli d'Italia - che aderisce con il suo simbolo a una seconda lista Musumeci alla quale potranno partecipare altre due formazioni politiche - non ha nulla da obiettare, a condizione che come avvenuto altrove gli alfaniani non usino le sigle «nazionali», ovvero Ncd e Ap. «L'obiettivo della candidatura Musumeci è tenere unito tutto il centrodestra» spiega Fabio Rampelli, «quella di Musumeci non è mai stata una candidatura di scontro. Sono ottimista».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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