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Alfano ora fa il comunista: "È nata la cosa nera". E il Pd: «Un film già visto»

Persino Renzi è stato più morbido di Alfano

Alfano ora fa il comunista: "È nata la cosa nera". E il Pd: «Un film già visto»

Roma - A Bologna «è nata la cosa nera». Persino il premier Matteo Renzi, è stato più morbido del ministro dell'Interno Angelino Alfano. Il leader del Ncd ha paragonato la manifestazione della Lega, alla quale ha partecipato Silvio Berlusconi, alla nascita di sinistra italiana. «Ieri a Roma è nata la cosa rossa, oggi a Bologna è nata la cosa nera, di estrema destra». Quella di ieri «non è stata una manifestazione del centrodestra ma è andato in scena l'atto conclusivo del dramma di Forza Italia con l'abdicazione di Berlusconi in favore di Salvini che, però, non è un caimano ma un serpentello innocuo».

Renzi nel colloquio con La Stampa (quindi precedente alla manifestazione) aveva dato una lettura diversa. «L'Italia moderata non seguirà Berlusconi se l'approdo dovesse essere la subordinazione a quelli del Carroccio. Credo che il leader di Forza Italia stia cercando di capire quanto vale e quanto pesa nel confronto con Salvini». Più o meno dello stesso tono, mirate a sottolineare le differenze tra il Carroccio e gli azzurri, le reazioni delle persone chiave del Pd. Quasi tutte dirette contro chi «vuole bloccare il Paese senza peraltro riuscirci», perché ha riproposto «una foto sbiadita di 20 anni fa» (il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini). Per il partito di maggioranza «c'è un clima diverso nel Paese, di ritrovata fiducia, con buona pace di chi propone di tenerlo bloccato» (parole del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi). Idea respinta dagli azzurri. Per Giovanni Toti, consigliere politico di Forza Italia e governatore della Liguria, quello di Bologna «è un popolo che vuole mandare a casa Renzi. Chi sostiene che si debba preservare la propria identità rifiutando il confronto sbaglia, i nostri elettori sono già più avanti di noi». Tra le letture positive, oltre a quelle dei leghisti, quella di Maurizio Gasparri. «Una cosa è emersa con chiarezza dal palco e dalla piazza di Bologna: per tenere unito il centrodestra bisogna dire chiaramente no a ogni tipo di adozione gay».

Per il Carroccio è stato un successo e un antidoto all'«anestesia» che Renzi ha imposto al Paese. «A Bologna è partita la riscossa, forse non dovremo rassegnarci a morire renziani», ha commentato il segretario della Lega del Piemonte, Roberto Cota. Soddisfatto Francesco Storace, segretario della Destra: «Si sentiva il bisogno di una piazza enorme e partecipata.

Spetterà alla politica saperla capitalizzare».

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