Alfano scappa dal Family day per non perdere la poltrona

Il ministro non andrà in piazza: «Lo impone la mia carica». Ma le opposizioni lo attaccano: non vuole mettere in difficoltà Renzi. E il premier studia la strategia per non inciampare in Aula

Laura CesarettiRoma Chi glielo doveva dire, al povero Angelino Alfano, che dopo otto anni quasi ininterrotti al governo (Berlusconi, Letta e Renzi: ha saltato solo il turno di Monti) si sarebbe ritrovato a far parte proprio dell'unico esecutivo capace - forse - di condurre in porto la prima legge sulle unioni gay.Un bel dilemma per il cattolico Alfano, che in questo frangente vorrebbe - ma non può - essere di lotta senza dover rinunciare ad essere, ancora e sempre, di governo. Così il titolare del Viminale si trova a dover pattinare sul ghiaccio sottile, in vista dell'adunata cattolica del Family Day: «Ricoprendo l'incarico di ministro dell'Interno ho il compito di supervisionare che l'intera manifestazione si svolga in un clima sereno e ordinato. È l'unica cosa che mi impedisce di andare: sarò in piazza con la mente e con il cuore», spiegava ieri all'Huffington Post. Il cuore (e pure la mente, dice) al Circo Massimo con le associazioni della destra ecclesiale e quella parte di gerarchie che le sostengono, ma il resto del corpo resterà ben saldo sulla poltrona del Viminale, per vegliare sulla sicurezza dei manifestanti e di noi tutti.Una scissione sicuramente dolorosa, quella di Alfano, ma il dovere è dovere. Lui dice di sperare ancora che il Pd si penta del «grave errore di mettere insieme quelli che sono i diritti patrimoniali di due conviventi con il tema delle adozioni, perché così facendo si apre la porta ad un'equiparazione con il matrimonio». E avverte che, se alla fine la legge passasse così com'è e con una maggioranza diversa da quella che sostiene il governo «non sarebbe un bene per la coalizione». Non proprio una minaccia terrificante per Matteo Renzi, che punta con decisione a fare esattamente quel che il suo ministro paventa, con buona pace di Ncd. Il provvedimento arriva in aula giovedì prossimo, e il premier sta lavorando per blindarne il testo al Senato, con i voti di Cinque Stelle, Sel ed eventuali dissidenti del centrodestra, e poi farlo votare intatto dalla Camera, dove il Pd potrebbe essere autosufficiente, e gli altri voti rivelarsi aggiuntivi. La speranza di Renzi è di varare la legge in poche settimane, e di portare a casa un risultato storico cui nessun altro premier o leader di centrosinistra (D'Alema, Amato, Prodi, Letta, Bersani) si è neppure avvicinato di striscio. Un successo netto per il presidente del Consiglio, che non mancherà di farne tesoro in vista di una campagna elettorale per le amministrative nella quale la sinistra anti-Pd cerca di far perdere i candidati democrat accusando il governo di essere troppo spostato a destra.Domani, nell'assemblea dei senatori Pd, ci sarà l'ultimo confronto interno, per far rientrare le resistenze catto-dem e assicurarsi il voto di tutti al testo finale, magari con una piccola modifica alla stepchild adoption che faccia precedere l'adozione definitiva da due anni di «pre-affido». Poi in aula, col gioco dei «canguri» e dei maxi-emendamenti, si cercherà di limitare al massimo i voti segreti a rischio. Il senatore renziano Andrea Marcucci ha già approntato il testo del cosiddetto «super-canguro» che, da solo, potrebbe far cadere centinaia di emendamenti al ddl Cirinnà: «È una misura cautelare contro chi vuole strumentalizzare il dibattito e fare ostruzionismo contro la legge», spiega.Intanto Alfano è oggetto delle ironie di ex alleati come il leghista Roberto Calderoli: «Alfano sia meno ipocrita: se non manifesta è per salvare la poltrona e per non mettere ulteriormente in difficoltà Renzi.

Poi la testa e il cuore saranno pure al Family day, ma il fondoschiena resta ben incollato alla poltrona di ministro». A difendere Alfano è solo il parlamentare di Ncd Pagano: «La sua posizione non è solo di buon senso ma ineccepibile, l'unica strada percorribile per trovare la più ampia convergenza in Parlamento», assicura.

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