Alfano si mette all'asta e fa il democristiano per alzare il prezzo

Il ministro alla kermesse di Cl punta al ruolo di ago della bilancia e ammicca ai cattolici

Alfano si mette all'asta e fa il democristiano per alzare il prezzo

Lo statista che parla di «Difesa e pace nel mondo» con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg e il leader di partito che tratta con il Pd per le elezioni siciliane e alza la posta per ottenere il massimo dall'alleanza con il centrosinistra. Angelino Alfano ieri è approdato al Meeting di Rimini in una doppia veste che gli calza benissimo. Forte di un ritrovato ruolo di ago della bilancia e in un'arena quella della kermesse ciellina ancora sensibile ai richiami centristi.

«Stiamo mettendo a punto il programma», ha premesso il ministro degli Esteri parlando del voto per il governo della Sicilia. E non è solo un modo per prendere tempo. Nella proposta agli elettori di Alternativa popolare il leader centrista vuole mettere una zona franca fiscale per la Sicilia e una candidatura alle Olimpiadi dell'isola. Programma impegnativo, visto che le zone franche fiscali non sono permesse all'interno dell'Unione europea e che per le Olimpiadi servono risorse che la Sicilia da sola non ha.

Se la partita per le elezioni regionali prenderà questa piega, nel bilancio nazionale di un ipotetico governo Renzi (o comunque Pd) ci sarà quindi un corposo capitolo siciliano. In quello della giunta siciliana di centrosinistra, sempre ipotetica, degli obiettivi molto impegnativi. Ma forse l'unica posta che conta nella trattativa Pd-Ap è quella, tutta nazionale, sulla legge elettorale, come sospetta il M5s siciliano che lo definisce uno scambio «indecente». Concessioni per la sopravvivenza di Ap in cambio del voto degli elettori centristi alla sinistra siciliana.

Qualunque sarà il programma, Alternativa popolare sembra più lontana dall'alleanza con il centrodestra. «Sul piano della coalizione sembra sempre più emergere a destra una prevalenza dei veti» da parte di Salvini e Meloni «più che di voti».

Nella trattativa Pd-Ap per il voto regionale restano fuori i temi che stanno surriscaldando la politica nazionale. Lo ius soli resta sullo sfondo. «Abbiamo già votato a favore alla Camera e non abbiamo preclusioni di merito se non in alcuni emendamenti importanti che presenteremo». Semmai «chiediamo una valutazione di opportunità perché le cose giuste fatte al momento sbagliato rischiano di diventare sbagliate».

Tradotto, per noi non è un problema. Ma siamo alla vigilia di un importante voto locale, quello appunto siciliano, e poi quello nazionale delle politiche. Meglio evitare temi divisivi. Meglio la zona franca fiscale o le Olimpiadi siciliane.

L'altro Alfano, quello intervenuto al Meeting sulla pace nel mondo, ha difeso le scelte dell'Italia sui migranti. «La risposta italiana è stata la migliore e non può essere accettato il derby tra rigore e umanità, tra diritti umani e solidarietà». Alfano era ministro dell'Interno quando è iniziata l'operazione Triton e quando, con Enrico Letta, iniziò la fase calda di «Mare nostrum». La sua è una difesa alla linea dei soccorsi e il trasferimento in Italia dei migranti. Difesa fatta anche in virtù dei «risultati nella sicurezza». Il riferimento è al fatto che fino ad oggi non ci sono stati attentati rilevanti in Italia.

Il sistema ha retto, merito anche di un antiterrorismo «straordinario». Chiaro che «il rischio zero non esiste, ma noi lavoriamo e fino ad ora siamo riusciti in un obiettivo che fino ad ora i fatti dimostrano essere stato drammaticamente straordinario, avere coniugato rigore e umanità».

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