La vicenda Alitalia è avviata a un epilogo positivo. Entro il mese sarà controfirmata per accettazione la lettera dell'1 giugno con la quale Etihad poneva le condizioni per acquistare il 49%. Con la firma dei sindacati - eccettuata la Cgil - sotto all'accordo che sancisce 954 esuberi, si è spianata la strada all'intesa con le banche, che cancelleranno 585 milioni di crediti trasformandone i due terzi in capitale; ieri si è svolto a Milano un incontro importante al quale hanno partecipato, agli opposti lati del tavolo, i vertici degli istituti esposti - Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps e Popolare Sondrio - e il presidente e l'ad di Alitalia, Roberto Colaninno e Gabriele Del Torchio. L'ad di Intesa, Carlo Messina, e quello di Unicredit, Federico Ghizzoni, hanno fatto dichiarazioni fiduciose poi confermate in serata dallo stesso Ghizzoni («Tra le banche siamo a posto. C'è accordo unanime»). Domani sarà a Roma il numero uno di Etihad, James Hogan, che inaugurerà il volo Roma-Abu Dhabi di Etihad (finora è svolto in code sharing solo da Alitalia). Non è prevista alcuna formalità riguardante Alitalia, ma è comprensibile che il ministro Maurizio Lupi, che tanto in questo periodo si è speso, e i vertici della compagnia italiana ci tengano ad accoglierlo con notizie positive.
In questo momento, tuttavia, quello che sta sobbollendo è il fronte sindacale. La Cgil non ha sottoscritto l'accordo sugli esuberi e si è presa tempo fino a domani per decidere che cosa fare. Tutti gli altri, confederali e associazioni professionali, hanno firmato. Difficile che il sindacato di Susanna Camusso possa rivedere la sua posizione in queste 48 ore, anche perché finora non ha mai sottoscritto accordi dove fosse prevista la mobilità (ovvero, il licenziamento) di lavoratori. Fiat insegna. L'accordo varrà ugualmente per tutti, come ha dichiarato Lupi, ma certo avere la firma di ogni sigla è meglio.
E infatti c'è un altro fronte aperto, che potrebbe indurre la Cgil a ricredersi. I sindacati stanno discutendo con Assaereo, l'associazione delle compagnie italiane, l'adozione di un contratto collettivo nazionale che attualmente non esiste: finora la contrattazione è sempre stata frammentata nelle singole aziende. Il contratto è voluto soprattutto dalla Cgil, ma le altre compagnie - tutte in affanno se non in serie difficoltà - non lo vogliono. L'Alitalia sembra invece propensa ad accontentare la Cgil in cambio della pace sindacale e magari, appunto, della sua firma all'accordo sugli esuberi.
Ma qual è la vera assurdità di questo aspetto collaterale della trattativa? Che ad Assaereo è iscritta la sola Alitalia (nelle sue cinque declinazioni: Air One, City Liner, Alitalia, Cai First, Cai second), e quindi il contratto collettivo sarebbe applicabile alla sola Alitalia. Paradossale. Assaereo è rimasta, anzi, priva di associati (le compagnie italiane sono, almeno teoricamente, 16) proprio perché nessun altro vettore intende accettare l'ipotesi di un contratto più oneroso che imbriglierebbe ancora di più una categoria già in difficoltà. Particolarmente preoccupata è Meridiana, che, sbattendo la porta, ha addirittura diffidato Assaereo dal procedere sulla via di un contratto collettivo: Meridiana è la seconda compagnia italiana ed è alle prese con una ristrutturazione lacrime e sangue che prevede 1.200 tagli su 2.300 dipendenti.
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