Alitalia nomina tre commissari (giusto per spendere di più...)

Alitalia nomina tre commissari (giusto per spendere di più...)

Gli italiani, che secondo il Codacons pagano già 308 euro a famiglia per la crisi dell'Alitalia, non saranno certo contenti nell'apprendere la notizia che i commissari straordinari si sono moltiplicati come i pani e i pesci. Non sarebbe bastata la nomina del solo Luigi Gubitosi, che già era in pista come presidente prima della clamorosa bocciatura dell'accordo sindacale da parte dei lavoratori? E, invece, oplà: per una questioni di equilibri politici, soprattutto tra i ministri Calenda e Delrio, ecco spuntare dal cilindro anche i nomi del commercialista Enrico Laghi e di Stefano Paleari. Al di là delle competenze specifiche dei tre commissari indicate dal governo (Gubitosi più impegnato sulla gestione dell'azienda, Laghi sui rapporti con il governo e sugli affari legali, Paleari come esperto di rotte aeree e affini), come si divideranno davvero i compiti? Al di là dei costi aggiuntivi, il rischio di un grande polverone è più che mai dietro l'angolo.
È proprio il caso di dire che, ogni giorno che passa, la vicenda Alitalia si arricchisce di contraddizioni e di paradossi: altro che Kafka... Prendiamo, appunto, il caso di Gubitosi: al telefono l'ho trovato ieri incredibilmente rincuorato. Se infatti all'indomani del voto-choc del referendum, il presidente fresco di nomina era piuttosto disorientato, oggi con il varo dell'amministrazione straordinaria, mi è apparso molto più sicuro. La ragione è semplice: nella nuova veste, assieme ai due colleghi, l'ex direttore generale della Rai ha molti più poteri di un «normale» vertice. Bastano, in tal senso, due esempi molto significativi: i commissari, se saranno capaci di chiarirsi tra loro le benedette competenze, potranno bloccare tutti i contratti di fornitura che sono troppo onerosi e avranno più mano libera nella gestione della compagnia anche sul fronte del personale.
Insomma, i paradossi si sprecano. Se, infatti, i lavoratori - bocciando l'intesa con gravissime responsabilità checché ne dica l'ex premier Renzi - in modo masochistico, hanno finito per dare più potere proprio a coloro a cui avevano votato contro, la stessa azienda, pur costretta al nuovo fiume di denaro che i vecchi azionisti erano pronti ad investire, sarà, comunque, in grado di volare con minori zavorre. Anche l'azienda sarà costretta a fronteggiare tanti contraccolpi. A cominciare dai voli di co-sharing: con la fine della joint-venture con Air France e Klm, non potranno, così, essere più conteggiati quei passeggeri «a metà» che servivano a gonfiare il volume del traffico aereo.
Ma il nodo più grosso da sciogliere restano i rapporti con gli arabi di Etihad che, nell'ultimo anno in particolare, hanno dimostrato un progressivo disinteresse nell'investimento in Alitalia. Anche se si erano dichiarati pronti a rifinanziare la compagnia, il matrimonio appare segnato: ci sarà ancora un nuovo partner disposto ad investire nel Belpaese? In questa situazione e con simili chiari di luna, l'impresa appare estremamente difficile e non è un caso che i tedeschi di Lufthansa si siano già defilati. A questo punto, un tentativo potrebbe essere fatto di nuovo nel mondo arabo: perché, come suggerisce anche Renzi, la Qatar Airways, che è già intervenuta nel salvataggio di Meridiana, non potrebbe essere coinvolta pure nella crisi Alitalia?
E, a proposito di Meridiana, è giusto oggi riconoscere i meriti di Federica Guidi.

L'ex titolare dello Sviluppo economico - l'unico ministro del governo Renzi pronto a dimettersi in tempi-record per la vicenda dei pozzi petroliferi in Basilicata - riuscì infatti a risolvere egregiamente la crisi della compagnia varata, con il nome di Alisarda, dall'Aga Khan: magari ci fosse, oggi, un bis.

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