Ci sono 34mila migranti, già sbarcati in Europa, e provenienti da Africa, Siria, Pakistan e Afghanistan, ritenuti legati all'estremismo islamico. L'allarme è stato lanciato dal vice direttore di Europol, Wil Van Gemert, in audizione ieri alla Commissione Schengen. «Dobbiamo aumentare gli sforzi, in modo tale che all'arrivo dei migranti vi sia una identificazione dei possibili terroristi. Nel database di Europol sono inseriti 38mila nomi. Di questi 4mila sono cittadini europei, gli altri 34mila sono migranti, tutti comunque ritenuti legati all'estremismo islamico». Sono dichiarazioni che faranno discutere quelle dell'ex capo dei servizi segreti olandesi, ma che offrono uno spaccato reale e inquietante di quanto Isis e Al Qaeda siano ormai alle porte di casa nostra. Organizzazioni terroristiche che sfruttano l'immigrazione per infiltrare guerriglieri, spesso già addestrati nei campi jihadisti in Libia, Mali, Mauritania e nord Nigeria, in Africa, e di Raqqa e Mosul, in Iraq.
Van Gemert è andato ben oltre, esponendo numeri e sollecitando l'Europa a una più responsabile collaborazione per scongiurare nuovi attentati. «È tra i 3 e i 6 miliardi di dollari il fatturato delle organizzazioni criminali che nel 2005 si sono occupate di tratta degli esseri umani - ha rivelato - si tratta del mercato illegale maggiormente in crescita nell'Unione Europea». Più del 90% dei migranti intervistati dall'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, ha raccontato di aver avuto agevolazioni dalle bande criminali. «Questi soggetti hanno messo in piedi servizi che funzionano alla perfezione come la fornitura di passaporti, la disponibilità di mezzi di trasporto, offrendo persino ai migranti la possibilità di trasferimento di denaro».
Un caso emblematico rimane quello raccontato lo scorso 30 dicembre, dove 20mila profughi partiti da Gao (Mali) avevano coperto il viaggio verso la Libia con un servizio di autobus predisposto dagli stessi trafficanti: prezzo del biglietto, l'equivalente di 1 euro e mezzo. Da questo episodio si evince come negli anni i trafficanti siano riusciti a mettere in piedi vere e proprie agenzie di viaggio, con intermediari che operano nei paesi di provenienza dei migranti e altri «tour operator» che forniscono tutto il supporto necessario una volta arrivati in Europa. «Dove i migranti vengono sfruttati come manodopera illegale e nel traffico di droga - ricorda Van Gemeert - altri invece si radicalizzano. Dopo gli attentati di Parigi si sono avute le prove che le rotte erano state utilizzate per infiltrare terroristi». È evidente che per contrastare un fenomeno così radicato negli anni l'attività delle forze di polizia di ogni singolo Paese risulta insufficiente. Europol sotto questo aspetto auspica una più incisiva azione a livello di Ue. «Diventa vitale un sempre maggiore scambio di informazioni, una collaborazione superiore tra forze di polizia dei vari stati e dunque una più appropriata prevenzione». Van Gemert ha riferito di essere in possesso di prove schiaccianti di come le organizzazioni siano state sfruttate dai miliziani dell'Isis per finanziare i propri interessi e per ottenere documenti.
Al tempo stesso ha chiesto un sempre più capillare monitoraggio della rete e dei social, largamente usati dagli uomini del Califfato Islamico. «Redigiamo centinaia di rapporti su singoli o su gruppi attivi online e cerchiamo di incrociare i nostri dati con quelli dei colleghi che conducono indagini di tipo finanziario. Potrebbe non bastare».
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